[b]In piazza il 7 ottobre perché su Israele nasca una nuova opinione pubblica
L'Occidentale

di Fabrizia B. Maggi27 Settembre 2010[/b]

Basta con la delegittimazione di Israele nei media internazionali. E’ attorno a questo messaggio che più di 80 massimi esponenti della politica, della cultura, del giornalismo e dell’arte provenienti da tutto il mondo, si incontreranno a Roma il prossimo 7 ottobre, alle 18.00 in Piazza di Pietra, per dare il proprio contributo contro la campagna di demistificazione nei confronti dello Stato ebraico.
Il nome scelto per la manifestazione, [b]“Per la verità, per Israele”[/b], spiega il senso dell’evento: al di là del colore politico e indipendentemente dal Paese d’appartenenza, l’appuntamento costituirà “una piattaforma morale e bipartisan” – come l’ha definita la deputata del Pdl e promotrice dell’incontro Fiamma Nirenstein durante la conferenza stampa di presentazione – per scuotere l’opinione pubblica, per fare spalancare gli occhi di tutti “contro le bugie, il disprezzo e l’odio che si riversano quotidianamente contro Israele”.

Ad aprire la maratona oratoria sarà l'ex premier spagnolo Josè Maria Aznar, ora presidente dell'associazione “Friends of Israel” e della Fondazione FAES. Numerosissimi i sostenitori che hanno già aderito alla manifestazione: da Giuliano Ferrara a Roberto Saviano, da Walter Veltroni a Gaetano Quagliariello, da Vittorio Sgarbi a Ernesto Galli della Loggia, e moltissimi altri. Tra gli altri partecipanti stranieri, si daranno appuntamento a Roma anche Farid Ghadry (dissidente siriano in esilio e leader del “Reform Party of Syria”), Amir Fakhravar (dissidente iraniano in esilio, leader del movimento studentesco), l’ex ambasciatore d’Israele all’Onu e presidente del Jerusalem Center for Public Affairs, Dore Gold.
“La nostra iniziativa – ha detto Nirenstein – nasce dalla volontà di rovesciare la lente deformata che punta alla delegittimazione di Israele come Stato" perché "Israele, il Paese più minacciato al mondo, può essere sicuro di venire condannato dalle istituzioni, in particolare dalle Nazioni Unite, e dalla stampa internazionale qualunque cosa faccia”, ha aggiunto la promotrice dell’incontro. “Lo Stato ebraico – ha detto Gianni Vernetti dell'Api – è un Paese democratico che vive una situazione di minaccia stretto tra Hamas ed Hezbollah. E nonostante questo, esiste una quotidiana voglia di delegittimare la sua realtà di unica democrazia della zona”. “Bisogna creare – gli ha fatto eco il giornalista del Riformista Peppino Caldarola – un'altra ‘opinione pubblica’ su Israele: questo è l'obiettivo del 7 ottobre”.
“Molta della disinformazione su Israele nasce da una cattiva conoscenza dei fatti. Bisogna rovesciare questa situazione”, ha ribadito Joanna Harbib, presidente mondiale del "Keren Hayesod". Il professore Giorgio Israel tiene invece a sottolineare che “Israele è la vittima preferita di un 'politicamente corretto’ efferato e del rovesciamento della morale. Il mondo intero si indigna contro chi vuole incendiare il Corano e non contro Ahmadinejad”. Anche Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, ha dato la sua adesione alla manifestazione: “L'Europa – ha affermato – non può consentire la distruzione dello Stato d’Israele anche perché ha la responsabilità storica di difenderlo”. Per Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana, invece, il principale pericolo è il doppio standard che viene applicato di continuo dall'Italia e dall'Ue: “Difendere Israele significa battersi per il nostro Paese e per l’Europa intera, per salvaguardare la nostra identità e le nostre costituzioni democratiche, ma soprattutto per difendere i nostri valori occidentali”, ha chiosato nel suo intervento durante la conferenza stampa.
L’incontro del prossimo 7 ottobre a Roma, infatti, è un appuntamento per dire “no” all’immagine distruttiva che nel tempo è stata costruita intorno allo Stato d’Israele. Dall’etichetta di “oppressore” favorevole all’apartheid a Gaza e in Cisgiordania applicata fin dalla Conferenza di Durban del 2001 (tra l’altro incoraggiata dalle Nazioni Unite) alla rappresentazione devastatrice creata dall’impressionante percentuale di condanne emesse dall’Assemblea Generale (che però non tengono in conto le continue minacce di Ahmadinejad di distruggere lo Stato ebraico e i dati sull’arsenale di Hezbollah e Hamas pronto a essere scagliato contro i territori e il popolo israeliano).
La conseguenza più grave di questa campagna di delegittimazione è la denigrazione e la persecuzione dei singoli individui. Spesso agli sportivi israeliani è vietato partecipare a gare internazionali (un gruppo di tennisti ha potuto giocare solo a porte chiuse in Svezia e ad Hannover un gruppo di danza è stato preso a sassate da dimostranti); ai film israeliani viene proibita la proiezione e gli accademici vengono cacciati dalle università; i mercati europei vengono boicottati contro i prodotti provenienti da Israele; e i giornali accusano il popolo ebraico di infamie (come il presunto “scoop” di un giornale svedese che ha scritto che gli israeliani uccidono i palestinesi per rubane gli organi o la vicenda della Mavi Marmara, in cui per i media internazionali i terroristi sono diventati dei “pacifisti” e il legittimo controllo della polizia israeliana sulla nave è diventata un’“aggressione armata”).
L’ultimo di questi episodi di "deformazione della realtà" viene niente meno che da un quotidiano di fama internazionale: il “Time”. In un articolo pubblicato nei primi giorni di settembre si esprimeva disapprovazione per la “normalità” degli israeliani (tra cui, prendere il sole negli ultimi giorni d’estate e svolgere attività economiche remunerative) nei giorni in cui a Washington iniziava un nuovo ciclo di incontri per la pace in Medio Oriente.
E’ quindi per difendere il diritto all’esistenza e alla verità di un popolo costantemente minacciato che L’Occidentale dà appuntamento ai suoi lettori per il prossimo 7 ottobre, in Piazza di Pietra a Roma, affinché una volta per tutte venga lanciato con forza, e all’unisono, un grido in difesa di Israele e dei valori occidentali che esso rappresenta.

 

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