[b]Stefano Magni
L'Opinione mercoledì 23 febbraio 2011[/b]

Il dado è tratto, ma non è il Rubicone ad essere attraversato: due navi da guerra iraniane (una fregata e una nave d’appoggio logistico) hanno passato il Canale di Suez. Attenti a quanto succede in Libia, appena sull’altra sponda del Mediterraneo, gli europei forse si sono lasciati sfuggire la gravità immensa di questa provocazione navale.

L’Iran sta cercando niente meno che porre il suo sigillo sulla rivoluzione egiziana, ottenere l’alleanza del nuovo governo, condizionare le prossime elezioni al Cairo e, soprattutto, allungare le sue mani sul Mediterraneo. Gaza, governata da Hamas, era già un avamposto, ma era isolato.
La Siria era già un alleato, ma poteva essere raggiunta solo attraverso un lungo ponte aereo che passava dalla Turchia (un membro della Nato) o dall’Iraq (controllato dagli Usa). La possibilità di attraversare il Mar Rosso e il Canale di Suez dà all’Iran una capacità di proiettare la sua potenza, di ricongiungersi direttamente con Hamas e con il regime siriano.
E di isolare Israele. Oltre che bloccare le vie di rifornimento dell’Europa, quando e se sarà necessario. Sull’onda dell’insurrezione che ha rovesciato il regime di Mubarak, insomma, cambia la geopolitica del Mediterraneo orientale e rischia di cambiare a favore del totalitarismo islamico di Teheran.
Israele esprime preoccupazione, ma non può agire. Non ci sono le condizioni politiche e diplomatiche per fare qualcosa. L’amministrazione Obama vede nella rivoluzione del Cairo un’opportunità per la democrazia. E anche l’alleato britannico, David Cameron, definisce il suo recente viaggio nella capitale egiziana: “Un’opportunità per noi di andare a parlare con chi sta governando l’Egitto, per far sì che avvenga una genuina transizione di potere dai militari ai civili e vedere cosa i Paesi amici, come la Gran Bretagna e altri in Europa, possano fare per dare una mano”.
Ci sono gravi sintomi di una degenerazione islamica della rivoluzione egiziana. L’imam televisivo Yusuf al Qaradawi, tornato in patria, ha dichiarato “Gerusalemme sarà liberata” di fronte a una platea di un milione di persone in piazza Tahrir al Cairo. Una giornalista della Cbs, Lara Logan, è stata picchiata e violentata all’indomani della vittoria rivoluzionaria, perché accusata di essere ebrea.
Ma il nuovo Egitto è (o deve restare) una “opportunità” e dunque Israele non lo può toccare.
L'Opinione 23 febbraio 2011

 

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