Testata: Informazione Corretta
Autore: Ugo Volli

Il 25 giugno saranno cinque anni che Gilad Shalit è prigioniero di Hamas.
Non si sa dove sia recluso, i terroristi della Striscia impediscono alla Croce Rossa Internazionale di visitarlo e rifiutano di liberarlo.
Invitiamo i lettori di IC a contattare la comunità ebraica della loro città o la associazione Italia Israele più vicina per mobilitarsi e fare informazione su Gilad Shalit nella propria città.
Ecco il link della Federazione delle Associazione Italia Israele
http://www.federazioneitaliaisraele.it/IT/HomePage
Chiediamo alla comunità internazionale di fare ciò che non ha fatto finora, mobilitarsi per richiedere la liberazione di Gilad Shalit, ragazzo israeliano rapito 5 anni fa da Hamas sul suolo israeliano.

Cari amici,

vi ricordate dov’eravate cinque anni fa in questi giorni? Cosa facevate nella calda fine di giugno del 2006? Io lo so bene, mi stavo rimettendo da una caduta disastrosa, un femore fratturato, due operazioni e gustavo la libertà condizionale delle stampelle dopo tanta reclusione a letto. Vi ricordate qualcosa della vostra vita d’allora? Forse non nel dettaglio, ma certamente sapete quel che vi è accaduto in questi anni, vittorie e sconfitte, amicizie e solitudini, lavoro e vacanza, gioie e dolori, crescite e perdite. Cinque anni possono passare in fretta nella vita di un adulto, ma  per un ragazzo sono lunghissimi. Possono trascorrere anche nella ripetizione della stessa routine, ma contengono comunque infiniti dettagli, una grande ricchezza di vita.

Be’, pensate ora a Gilad Shalit. Cinque anni fa, esattamente il 25 giugno 2006, era un ragazzo, stava a fare il suo dovere di soldato di leva in un posto di guardia in territorio israeliano al confine con Gaza per impedire atti di terrorismo, difendeva la vita dei suoi concittadini che affidano al’esercito la loro sicurezza minacciata ogni giorno dai terroristi. Una brutta notte si aprì accanto al suo avamposto un tunnel scavato segretamente oltre il confine dai terroristi che presero di sorpresa la piccola guarnigione. I suoi compagni furono uccisi, lui sopravvisse e fu rapito, portato chissà in che buco sotterraneo nella Striscia. Da allora sono passati cinque anni, un tempo lunghissimo per un ventenne: della sua vita non è stato più nulla. Ma possiamo immaginarla. Niente vittorie e niente sconfitte, niente amicizie, niente lavoro e niente vacanze, niente gioie, crescite e perdite. Niente vita. Unicamente solitudine, sopravvivenza sempre uguale in un buco nascosto a tutti per evitare che i suoi compagni possano provare a salvarlo.

Ecco l’anniversario che dobbiamo ricordare questa settimana: cinque anni di niente, che si compiranno sabato prossimo. Non possiamo fare nulla per Shalit, purtroppo, se non disprezzare i suoi vigliacchi rapitori, ricordarlo, fare dei gesti per mostrare a tutti che non lo dimentichiamo, che lo vogliamo vivo fra noi. Facciamoli, questi gesti e seppelliamo di schifo non solo i banditi che lo tengono prigioniero, ma anche quelli che li aiutano e li sostengono, quelli che organizzano flottiglie dell’odio in sostegno ad Hamas e quelli che solidarizzano con loro. I turchi e gli italiani, i gruppettari, gli anarchici e gli esimi parlamentari come il presidente di un partito che di nome fa democratico, i guitti che fanno commercio del loro ebraismo condendolo con odio piccante per Israele, quei sindacati non paghi del tentativo di distruggere l’industria italiana per fanatismo ideologico, che solidarizzano con i tagliagola e i banditi, i virtuosi gli antisemiti di ogni sorta e qualità.

Ugo Volli

PS: Ho letto da qualche parte (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=225512) che la moglie di Barghouti, il capo terrorista condannato a cinque ergastoli per aver organizzato e inviato attentatori suicidi ad ammazzare civili israeliani (troppo vigliacco per andarci lui, ma sempre assassino), ha protestato perché nessuno l’aiuta a liberare suo marito “rapito” da Israele. La signora mima evidentemente i tentativi disperati della famiglia Shalit di liberare il figlio. Ma sbaglia, perché Barghouti è stato condannato da un regolare pubblico tribunale dove ha avuto tutte le possibilità di difendersi, mentre Shalit non ha avuto nessun tribunale; a suo marito sono state imputate personalmente diverse decine di omicidi, mentre Shalit non è stato catturato perché gli sia stata attribuita alcuna responsabilità personale, ma solo in quanto israeliano ebreo; perché Barghouti vive in un carcere regolamentare, dove ha la possibilità di vedere parenti e avvocati, ha avuto la possibilità di studiare (e un’università palestinese gli ha dato un dottorato, immagino in scienze patibolari) e perfino quella di rilasciare interviste e fare dichiarazioni politiche, che i detenuti italiani normali hanno qualche difficoltà a ottenere. Perché infine Barghouti è un terrorista e Shalit un soldato di un esercito regolare che dovrebbe essere difeso dalla convenzione di Ginevra ed è stato invece privato di tutta le garanzie previste. Insomma suo marito è un bandito condannato e detenuto, Gilad Shalit invece un innocente rapito.

**Mia aggiunta: vedi anche  http://www.habanim.org/en/Italian.html

 

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