Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Informazione Corretta, 13 marzo 2012

 

Scusate se insisto. Ma avete visto i titoli dei giornali ieri e oggi? Dopo la “strage”, magari di civili, ecco che continua l’operazione israeliana a Gaza, che i “raid aerei” “ammazzano” altri palestinesi, “A Gaza la violenza non si ferma: 5 palestinesi uccisi – Altri 2 morti dopo l’assalto dell’aviazione israeliana“, così il sito del “Corriere”. Vi ho già detto ieri che cosa penso di questi “giornalisti”: i pubblicitari al confronto producono testi equilibrati e obiettivi, i vecchi agit-prop del comunismo staliniano erano equanimi storici della società contemporanea, Goebbels un fine cronista.

Ma notare questa situazione, che i principali giornali italiani, quelli “autorevoli” condividono con i loro confratelli francesi (“Le Monde” su Israele è come il “Manifesto”, “New York Times”, “Pais” e “Guardian” non sono affatto diversi) non basta. Bisogna diffondere in tutte le sedi i fatti, chiarire che cosa sta succedendo. Penso che sia utile riassumerlo.
I servizi segreti israeliani hanno avuto notizia che i “comitati di resistenza popolare”, una succursale di Hamas stava preparando un grave attentato nel Sinai. E’ la stessa organizzazione che ha rapito Shalit, cedendolo poi da gestire a Hamas e che ha svolto l’assalto all’autobus che andava a Eilat alcuni mesi fa, provocando numerosi morti e un grave incidente diplomatico con l’Egitto (dato che i terroristi venivano dal Sinai egiziano e si coprivano con le guardie di confine egiziane, che sono state coinvolte nel fuoco delle forze israeliane accorse in difesa. L’aviazione israeliana ha sparato un razzo uccidendo il leader dei CRP che stava organizzando l’operazione. E’ un comportamento lecito? Certo che lo è. L’attività terrorista inizia con la preparazione dell’attentato e non con la sua esecuzione; se non si potessero fermare i terroristi se non dopo che hanno ucciso, il mondo sarebbe un posto di gran lunga più pericoloso. E’ un principio che il governo americano ha esposto ufficialmente pochi giorni fa, estendendolo anche ai suoi cittadini. E’ anche il principio per cui le navi viaggiano con scorte armate che devono agire per prevenire attacchi di pirati, anche se sono possibili errori (è il caso dei due marò arrestati dall’India e che per l’Italia sono innocenti). Oltretutto il terrorista ucciso era stato scarcerato pochi mesi fa in occasione dello scambio per la liberazione di Shalit e avvertito che se avesse ripreso l’attività terrorista sarebbe stato un obiettivo legittimo dell’autodifesa di Israele.
In seguito all’uccisione del capo terrorista, i CPR, con la evidente non opposizione di Hamas hanno iniziato a bombardare il Sud di Israele. Sui cittadini israeliani di città come Ashdod e Beersheva sono arrivati oltre centocinquanta fra missili anche sofisticati e colpi di mortaio. Questo bombardamento era diretto sulla popolazione civile, è stata per esempio distrutta una scuola. Il fatto che non sia no state registrate finora perdite umane dipende dal fatto che Israele ha messo a punto un sistema d’arma difensiva, Iron Dome, che riesce ad abbattere la maggior parte dei razzi diretti su zone fittamente abitate. E’ stato cioè merito della tecnologia israeliana e non certo dell’innocuità dei missili dei terroristi. Fra l’altro è ragionevole pensare che essi abbiano fatto un test della capacità difensiva israeliana per conto dell’Iran. Israele ha reagito in maniera molto misurata, evitando di ripetere l’operazione Piombo Fuso, non bombardando Gaza in maniera generica, ma colpendo le cellule che sparavano razzi e colpi di mortaio, e le fabbriche d’armi dei terroristi. Solo terroristi, non civili, sono stati uccisi nei colpi perfettamente mirati dell’aviazione israeliana, anche se è noto che i terroristi cercano sempre la copertura dei civili del loro stesso popolo. Anche questo è un miracolo della tecnologia militare israeliana. Anche qui la domanda è: quello di Israele è un comportamento lecito? E la risposta è di nuovo: certo che lo è, anzi, è un comportamento obbligatorio. Lo stato ha l’obbligo di difendere i suoi cittadini, di impedire ai violenti di compiere i loro delitti. Se non lo facesse rinuncerebbe alla sua essenza e darebbe luogo a una guerra civile generale (e pensate quante ne prenderebbero i terroristi padroni di Gaza se i cittadini israeliani che sanno usare bene le armi e sanno organizzarsi, decidessero di comportarsi come loro, restituendo con gli interessi i loro tentativi di omicidio – di questo si tratta – e magari andando a cercarli a casa loro).

Che Israele non stia affatto “assalendo” Gaza, ma stia esercitando con saggezza e moderazione il proprio sacrosanto diritto (e dovere) all’autodifesa, lo riconoscono un po’ tutti, anche i governi non molto amici, come quello americano. Anche gli arabi si occupano giustamente più della carneficina siriana che  della sorta di terroristi colti sul fatto a Gaza. I soli a non capirlo sono i propagandisti (pardon i giornalisti) dei grandi giornali come il “Corriere”.

 

 

One Response to L’assalto e l’autodifesa

  1. michele ha detto:

    Condividendo il suo articolo aggiungo solo una mia semplice percezione.
    I media europei lavorano così ; la storia della nascita recente di Siria, Giordania,Libano e della loro eterogeneità culturale e religiosa sembrerebbe conoscerla o volerla conoscere solo una bassa percentuale di persone. Il risultato (semplifico un pò) è che m.o. si identifica con la ex colonia Palestina e Gerusalemme si fa intendere come “ombelico del mondo”, per giunta “occupato”. Miscela monomaniacale che gira con il passaparola anche in rete !

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