di Umberto De Giovannangeli
L’incontro di Washington conferma le divergenze tra i due leader sulla questione del nucleare iraniano. Il presidente Usa tergiversa, Bibi non molla e avverte: Israele ha “il diritto di decidere da solo”. Per l’attacco è solo questione di tempo.

(Carta di Laura Canali tratta da Limes 1/2012 “Protocollo Iran“)

 

A otto mesi dal momento della verità – l’elezione presidenziale – Barack Obama si scopre equilibrista e prova a tenere insieme ciò che insieme fa sempre più fatica a stare: il sostegno della potente lobby israeliana Usa e il rinvio della prova di forza militare contro l’Iran. Questione di tempo. Perché tutti, a Washington come a Gerusalemme, negli ambienti politici, militari, dell’intelligence, sono convinti che “il punto non è se ma quando avverrà” l’attacco a Teheran.

 

Solo questione di tempo. In un futuro che si fa sempre più presente. Va letto in “controluce” l’incontro alla Casa Bianca tra Obama e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Strette di mano e sorrisi di circostanza, ma posizioni apparentemente ancora distanti sull’Iran: è la lettura più “gettonata” dell’incontro di ieri. Leggere in controluce quel faccia a faccia significa eliminare un avverbio: apparentemente.

 

Si tratta di un cambio sostanziale. Il capo della Casa Bianca deve far fronte agli assalti “filo-israeliani” dei suoi avversari repubblicani. L’impegno degli Usa verso Israele “è solido come una roccia”, dice Obama, sottolineando però – pensando all’Iran – che ritiene ci sia “ancora spazio per la diplomazia”. È l’Obama equilibrista. Ma Netanyahu sa di giocare in casa, incassa e rilancia. Perché in questa partita è lui, “Bibi l’americano”, a dare le carte.

 

Netanyahu ha voluto sottolineare: Israele deve essere “padrone del suo destino” e avere “il diritto di decidere da solo”. Così, premettendo che “i legami” tra Usa e Israele “sono indissolubili”, Obama ha ribadito che l’idea di un Iran dotato di armi nucleari “è inaccettabile” e che per impedire che questo avvenga gli Stati Uniti mantengono sul tavolo “tutte le opzioni”. Tuttavia, ha aggiunto, “noi crediamo che esista ancora spazio che consenta una soluzione diplomatica” e ha sottolineato che Washington ha “lavorato” per mettere in piedi le sanzioni “più paralizzanti di sempre” nei confronti dell’Iran.

 

A sua volta, Netanyahu ha affermato che Israele e Usa sono uniti nella questione del nucleare iraniano e ha anche ringraziato Obama per il suo “forte” discorso dell’altro ieri all’Aipac, la più potente lobby ebraica negli Usa, in cui ha affermato che la sua politica nei confronti di Teheran “non è di contenimento”, ovvero simile a quella degli Usa nei confronti dell’Urss, bensì di “prevenzione”.

 

A questo punto però il premier israeliano ha affermato che il suo paese deve essere “padrone del suo destino”, che deve avere “il diritto di decidere da solo” e che deve sempre essere in grado di difendersi dalla minaccia rappresentata dall’Iran, che invoca la distruzione di Israele. Concetti che il premier israeliano ripete, sviluppandoli, nel suo discorso all’Aipac. Israele non può “aspettare più a lungo” e il popolo israeliano non vivrà “con la paura di essere annientato” dall’Iran, ribadisce Netanyahu.

 

“Sfortunatamente il programma nucleare iraniano ha continuato ad andare avanti – dice il premier ai circa 13 mila presenti – Israele ha aspettato che la diplomazia facesse il suo lavoro, abbiamo aspettato che le sanzioni funzionassero. Nessuno di noi può permettersi di aspettare più a lungo. Come premier israeliano non permetterò mai che il mio popolo viva con la paura di essere annientato”.

 

Netanyahu nega che esistano divergenze con Obama, ma non è un caso che concludendo il suo discorso il premier abbia rivolto un saluto al Congresso americano sottolineando come oltre la metà degli eletti Usa fossero seduti ad ascoltarlo: è un messaggio elettorale a Barack Obama…

 

Le parole di Netanyahu non sembrano certo in grado di dissipare i crescenti timori che il governo israeliano possa decidere in solitudine di lanciare un attacco preventivo contro le installazioni nucleari iraniane; di fatto rappresentano una continuazione delle affermazioni degli ultimi giorni in cui Netanyahu ha ribadito che il suo paese vuole mantenere la “libertà di manovra”.

 

I due – Obama e Netanyahu – non si “amano”, al massimo si sopportano. La prova di forza contro il regime teocratico-militare iraniano trova sempre più proseliti nello Stato ebraico. L’intelligence Usa crede che Israele abbia già deciso di attaccare l’Iran, “a meno di cambiamenti importanti del programma nucleare iraniano nelle prossime settimane o nei prossimi mesi”. È quanto ha riportato l’emittente israeliana Channel 2, citando un “alto funzionario americano”. “Tutti i funzionari dell’intelligence Usa sono certi che la leadership israeliana abbia già deciso di attaccare l’Iran”. Solo questione di tempo.

 

repubblica.it/limes

 

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