Testata: Il Foglio Data: 20 ottobre 2012 Pagina: 3 Autore: Rolla Scolari Titolo: «Olmert sogna il ritorno in campo, ma Bibi resta il più forte». //*IC*.

Elezioni a gennaio in Israele, è partita la campagna elettorale. Sul FOGLIO di oggi, 20/10/2012, a pag.3, con il titolo “Olmert sogna il ritorno in campo, ma Bibi resta il più forte”, Rolla Scolari traccia una cronaca delle  forze in campo.

   

Netanyahu, Olmert, Livni.

Tel Aviv. Non è più l’Iran nucleare a dominare in questi giorni le aperture dei giornali israeliani, ma una domanda: esiste qualcuno, nel frammentato centro o a sinistra di Benjamin Netanyahu, che possa battere il premier alle elezioni anticipate del 22 gennaio? In pochi in Israele mettono in dubbio la possibilità che il premier ottenga un terzo mandato. Eppure, qualcosa nel panorama politico sta cambiando. Forse non è ancora abbastanza per preoccupare Netanyahu, che però – titolava ieri il quotidiano Haaretz – si guarda attorno “con cautela, mentre la mappa elettorale è in trasformazione”. Il protagonista del dibattito politico israeliano in queste settimane è un nome noto, l’ex premier Ehud Olmert. Sessantasette anni, Olmert starebbe infatti pensando a un ritorno sulla scena e la sua risposta definitiva dovrebbe arrivare la settimana prossima, sempre che i suoi problemi giudiziari abbiano fine. Olmert è stato da poco condannato per corruzione, ma con una pena lieve che permette un ritorno in politica, a meno che – come annunciato pochi gorni fa – il procuratore di stato faccia appello contro la sentenza. L’ex premier ha passato gli ultimi giorni a discutere con ex compagni di partito come Tzipi Livni e Haim Ramon, e con il leader del centro di Kadima, Shaul Mofaz. Starebbe anche pensando di reclutare volti noti nell’establishment della sicurezza, come l’ex capo di stato maggiore Gabi Ashkenazi. Sia Haaretz sia il Jerusalem Post hanno pubblicato nei giorni scorsi diversi sondaggi. Se oggi esistesse un maxi assembramento guidato da Olmert – assieme a Livni e a Yair Lapid, capo del centrista Yesh Atid (C’è un Futuro) –, otterrebbe al voto 31 seggi contro i 27 del Likud. A parte il fatto che questo blocco non esiste ancora, che Lapid ha dichiarato più volte di voler correre da solo, per formare il governo in Israele è necessario avere la maggioranza di 61 seggi. E Netanyahu resta il più abile nel creare coalizioni. Nel 2009, Livni ottenne più seggi di Bibi, ma fu lui alla fine a formare il governo, grazie alla sua capacità di mettere assieme forze diverse della destra, con alleati come il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman e i partiti religiosi. Per ora, l’unica brutta notizia per Netanyahu è il ritorno in scena in coalizione con il Likud di Aryeh Deri, un ex leader del partito religioso Shas. Politico imprevedibile, è destinato – scrivono i giornali – a prendere la testa di un movimento che passa facilmente da una coalizione all’altra. Deri, tra l’altro, è un amico di Olmert. L’ex premier medita di sfidare Netanyahu accusandolo di aver indebolito l’economia, le relazioni con l’America e di aver marginalizzato ogni tipo di intesa con i palestinesi. Soltanto pochi giorni fa, il rais palestinese Abu Mazen ha rivelato in un’intervista che ai tempi del suo mandato Olmert aveva quasi raggiunto un accordo con la controparte palestinese, dando così una spinta all’ex premier. “Olmert può attirare però soltanto una parte della sinistra sfruttando il tema dei negoziati, spiega Sefi Hendler, giornalista di Haaretz. La realtà è che la questione palestinese non è più un argomento elettorale in Israele”. Per David Nachmias, esperto dell’International Disciplinary Center di Herzliya, nulla si muove a sinistra di Netanyahu: “Olmert non si candiderà a causa dei suoi problemi giudiziari – spiega – e comunque per gli elettori il tema più importante è la sicurezza nazionale, sulla quale Netanyahu resta il più forte”. A spostare voti, saranno questa volta anche economia e malessere sociale: gli israeliani lamentano da mesi il carovita e l’aumento dei prezzi delle case, terreno di battaglia per il rinnovato Partito labursita della giornalista Shelly Yachimovich. Per Nachmias, proprio per questa ragione il Labor andrà meglio che alle scorse elezioni, ma non ancora abbastanza per impensierire Benjamin Netanyahu.

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