Testata: Informazione Corretta Data: 05 novembre 2012  Autore: Ugo Volli.

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli.

A sinistra: Yasser Arafat con Mahmoud Abbas.

Cari amici,

avete visto quanto è buono Mahmoud Abbas? Ha appena detto che non vuole la “terza intifada” e che non spera neppure nel diritto del ritorno alla città dov’è nato, Zfat (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/161632#.UJZw6oajfiw). Praticamente dunque non ci sono ragioni per rimandare la trattativa, anche senza sapere chi sarà il nuovo presidente americano. Del resto pochi giorni fa, Netanyahu in visita all’Eliseo e sollecitato dal presidente francese Hollande, gli aveva detto di ospitare lui negoziati, che lui era disponibile da subito, purché si parlasse dei problemi reali e non ci fossero precondizioni (http://www.jpost.com/International/Article.aspx?id=289991). Al che il buon negoziatore palestinese, difensore della pace anche lui, ha replicato dicendo che la principale precondizione palestinese (invenzione di Obama, ma questo è un altro discorso), cioè il “congelamento” dei villaggi e delle città che stanno da quarant’anni oltre la linea verde, non era una precondizione, no, bensì un obbligo israeliano, non si capisce quando stabilito e da chi. E già che c’era ci ha aggiunto la “liberazione dei prigionieri palestinesi”, che sarebbero poi i terroristi arrestati e processati per omicidi, lesioni e cose del genere. Anche questa, non precondizione, no, ma obbligo (http://www.presstv.ir/detail/2012/11/01/269821/settlement-freeze-israeli-obligation-pa/).
Alla gentile considerazione di Muhammed Abbas di non volere sponsorizzare una guerriglia distruttiva prima di tutto per l’Autorità Palestinese, Netanyahu ha risposto un’altra volta che “Gerusalemme e Ramallah sono lontane solo 7 minuti” e dunque in qualunque momento è possibile parlare (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/161678#.UJZ26Iajfiw). Peres si è subito affrettato a commentare che questo dimostra che “Mahmoud Abbas è un vero partner di pace”, come si è visto benissimo negli ultimi anni; ma anche l’ex leader dell’opposizione Tzipi Livni ha detto che non era abbastanza e per conto suo avrebbe subito chiamato il presidente palestinese per congratularsi (http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitics/Article.aspx?id=290408). Naturalmente questo non vuol dire granché, perché ormai Tzipi Livni  rappresenta solo se stessa, ma vi prego di tener presente il suo nome, perché fra un po’ vi spiegherò le “vere ragioni” della sua posizione.
Nel frattempo però il portavoce dell’Anp ha subito smentito che Abbas abbia rinunciato alla posizione tradizionale dell’autorità palestinese (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/161656#.UJZw9oajfiw) e abbia addirittura rinunciato al “sacro” diritto di tutti gli arabi che vantano almeno un bisnonno che abbia soggiornato in “Palestina” di fare “ritorno” a “casa” (http://www.meforum.org/632/unpacking-the-right-of-return).  In realtà questa giravolta non è affatto isolata, ma anzi è la solita storia dei due linguaggi che i leader palestinesi tengono, uno per piacere ai leader occidentali e alla sinistra israeliana, e l’altro per i loro seguaci, che in fondo sono quelli che contano (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/161673#.UJZ27Yajfiw).


In questo Abbas è il degno erede del suo maestro Arafat. Vi invito a guardare il breve video che trovate qui (http://elderofziyon.blogspot.it/2012/10/fatah-members-proud-that-arafat.html?l): qualche secondo da un comizio tenuto subito dopo gli accordi di Oslo, in cui il trionfante rais paragona gli accordi con Israele a quello fatto da Maometto con i suoi nemici della Mecca a Hudaybiya nel 628, e rotto da lui appena ebba la certezza di aver accumulato le forze per prevalere (trovate una spiegazione dei fatti e anche della frase di Arafat in questo bell’articolo di Pipes: http://fr.danielpipes.org/8720/al-hudaybiya-diplomatie-prophete-mahomet).  Insomma, niente di nuovo sotto il sole: Abbas parla di pace, come tutti gli arabi, solo quando gli conviene guadagnar tempo o conquistarsi un po’ di popolarità. E chi ci casca è troppo buono
Ugo Volli
PS: Avevo promesso di dirvi qualcosa su Tzipi Livni. Ed è del tutto deplorevole. In realtà la vergogna non è qualcosa che riguardi lei, ma gli arabi che ne parlano. Sapete perché l’ex ministro degli esteri israeliano era convinto di fare la pace? Perché ha avuto rapporti migliori con i suoi interlocutori del suo successore Lieberman? Semplice, perché aveva l’abitudine di usare il proprio corpo per ottenere concessioni dai suoi interlocutori. E’ una teoria del giornale egiziano molto diffuso Al-Masri Al-Youm (http://www.timesofisrael.com/leading-egyptian-daily-falsely-claims-livni-admitted-to-having-sex-with-arabs-for-political-gain/), che di solito è considerato piuttosto attendibile, il che vi dà l’idea di che cosa siano gli altri giornali egiziani (http://elderofziyon.blogspot.it/2012/11/arabic-media-tzipi-livni-extorted.html?). Il punto, naturalmente non sono le attività sessuali o politiche di Tzipi Livni, ma il modo in cui gli arabi considerano chi vuole dialogare con loro: puttane.

 

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