Testata:Il Foglio – Corriere della Sera Autore: Redazione del Foglio – Viviana Mazza Titolo: «Sotto inchiesta il comico egiziano che irride Morsi». //*IC*

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 03/01/2013, a pag. 3, l’editoriale dal titolo ” Al Cairo cade la maschera dei Fratelli “. Dal CORRIERE della SERA, a pag. 17, l’articolo di Viviana Mazza dal titolo ” Sotto inchiesta il comico egiziano che irride Morsi “.

Buon appetito, Faraone Morsi !

Il FOGLIO  – ”  Al Cairo cade la maschera dei Fratelli”

‘Un regalo in segno di gratitudine per averci riconosciuti ufficialmente’Barack Obama sentitamente ringrazia..
C’è una bella vignetta del disegnatore satirico Sherif Arafa sulla Fratellanza musulmana: il gruppo islamista è raffigurato come un uomo in grisaglia seduto a una scrivania con una maschera sul volto, occhiali azzurri e capelli ricci rossi, che fissa un visitatore con gli occhiali azzurri e i capelli ricci rossi appena entrato e sbigottito di trovarsi dinanzi a un suo sosia. Dietro all’uomo seduto sono appese decine di maschere, una per ogni occasione. Morale: la Fratellanza indossa una maschera diversa a seconda dell’interlocutore del momento, sia Hillary Clinton oppure i salafiti. Eppure, anche questa facciata sta cadendo e finiremo per rimpiangere la capacità da Zelig arabo dei Fratelli. Il volto reale è quello di Essam el Erian, vicepresidente del partito politico islamista e consigliere del presidente Mohammed Morsi, che invita gli ebrei egiziani in Israele a ritornare in patria per lasciare il posto ai palestinesi “perché tanto Israele in dieci anni non ci sarà più”. Il presidente che dice? Tace come la Sfinge, costretto a un silenzio strategico, ma il suo portavoce ha preso le distanze da Erian così: “Gli ebrei egiziani sono criminali che andrebbero puniti per quello che hanno fatto ai palestinesi e agli egiziani”. Il tentativo della Fratellanza – salita al potere a giugno – di fingere un equilibrio nel contesto mediorientale è durato poco. E’ vero, ha avuto il ruolo di broker nella tregua durante l’ultima fiammata di guerra tra palestinesi di Gaza e Israele, ma si tratta di un broker schierato tutto da una sola parte. Ieri persino al Jazeera, il canale satellitare che fa un tifo sfegatato per il governo dei Fratelli in Egitto, s’è accorta della stretta sui media: giornali sotto inchiesta per avere diffuso notizie “dannose”. E il giornale al Watan ha dato la notizia della nascita imminente di una polizia religiosa volontaria, con base nel centro teologico di al Azhar e l’intenzione di vessare gli egiziani, sul modello di quella saudita. Proprio ora che hanno incassato significative vittorie politiche, l’ultima è il sì al referendum costituzionale, i Fratelli non riescono più a controllare la postura pubblica e internazionale, come se l’impulso a tradirsi fosse più forte dell’opportunismo.

CORRIERE della SERA – Viviana Mazza : ” Sotto inchiesta il comico egiziano che irride Morsi “

Bassem Youssef, il comico sotto accusa

GERUSALEMME — Quando non sta affondando il bisturi nel petto di un paziente, il cardiochirurgo egiziano Bassem Youssef è in tv a far piegare in due gli spettatori dalle risate. Operazioni delicate, entrambe, nell’Egitto senza pace. Questo medico trentottenne dai capelli brizzolati e il volto spigoloso conduce un programma in cui si è preso gioco di politici, imam, generali, e ultimamente del presidente Mohammed Morsi. Ragion per cui è indagato dalla procura con l’accusa d’aver insultato il raìs. Quando, lo scorso novembre, il presidente ha assunto poteri eccezionali, il comico lo ha preso in giro in uno sketch: «Morsi Il Grande ha limitato il ruolo dei magistrati per il nostro e il loro bene». Abbracciando sensualmente un cuscino rosso con la faccia di Morsi, ha poi ridicolizzato un suo discorso pieno di riferimenti all’amore che prova per gli egiziani, mettendo a confronto le parole del nuovo raìs con quelle dei ministri del vecchio regime che si dicevano pronti ad «abbracciare« il popolo e intanto reprimevano le proteste. Due avvocati islamici, uno dei quali legato alla Fratellanza Musulmana di Morsi, hanno denunciato il comico, chiedendo la sospensione dello show. La metamorfosi del medico Youssef in una sorta di Corrado Guzzanti delle piramidi, anzi di uno Jon Stewart mediorientale come lui stesso si definisce citando l’amato comico americano, è avvenuta durante la rivoluzione. Doveva partire per Cleveland, per lavorare in un ospedale pediatrico, ma ha deciso di prendersi cura dei feriti di piazza Tahrir. Non sopportava le continue accuse dei media di Stato contro quei giovani che davano la vita per l’Egitto, e allora ha pensato alla satira politica. Ha usato il suo appartamento al Cairo come set per girare un paio di video, che ha diffuso su YouTube. Si aspettava qualche migliaia di clic, ma in pochi giorni erano già milioni. Un anno dopo, il suo show è approdato in tv col titolo «Al Bernameg» (Il programma), popolarissimo tra i giovani. In questi anni, Youssef ha ironizzato sia sui liberal che sui conservatori, e su tutti i politici, vestendo i panni e la testa calva di El Baradei, l’arroganza dell’ex premier Shafik e la barba del salafita Abu Ismail. Tra le risate ha fatto riflettere sulle profonde divisioni tra laici e islamici che hanno paralizzato il Paese. Ha detto di non temere l’Islam politico e di burlarsi non della religione ma della gente che la usa per interesse. Quando a dicembre uno squadrone di predicatori televisivi islamici ha accusato i manifestanti tornati in piazza contro Morsi e la sua Costituzione di essere «pervertiti, gay, drogati e cristiani», Youssef è sceso in campo: «Loro non ci considerano musulmani. Noi non li consideriamo veri imam». E ha ritratto Morsi come un faraone. «Prima di essere libero devi essere furbo. Devi scegliere le tue battaglie», aveva detto mesi fa. Ma aveva aggiunto: «Qualunque cosa accada non possiamo lasciare che ci privino di nuovo della nostra voce».

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