Dopo quella con l’Egitto, una barriera per proteggersi dai siriani.

Israele completerà tra pochi mesi la costruzione della barriera lungo il confine meridionale con l’Egitto e l’instabile Sinai, ma già nei prossimi giorni i costruttori che in questi ultimi anni hanno operato nel Sud si sposteranno a Nord.

Il muro tra l’Egitto e Israele

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha rivelato infatti ieri che sono già partiti i lavori per la costruzione di una seconda barriera, questa volta lungo il confine siriano, identica a quella nel Sud e con un identico obiettivo: impedire che l’instabilità della regione di frontiera possa sconfinare in Israele. Nella riunione settimanale del suo gabinetto, Netanyahu, che affronta fra due settimane nuove elezioni, ha spiegato il suo progetto. Da mesi, Israele teme che la Guerra intestina siriana possa destabilizzare le alture del Golan, regione che controlla dal 1967, e il governo non nasconde la sua preoccupazione per le sorti dell’arsenale chimico del regime di Bashar El Assad. Teme che quelle armi possano finire nelle mani di gruppi estremisti. Per la prima volta, ieri Netanyahu ha rivelato che secondo fonti dell’intelligence israeliano l’esercito regolare siriano si sarebbe ritirato dalla regione frontaliera, ora occupata da gruppi legati al «jihad globale», ha spiegato ai ministri. Per questo, il suo governo avrebbe dato il via ai lavori per sostituire i reticolati che segnano una frontiera calma da decenni. Negli ultimi mesi, il conflitto siriano ha sfiorato appena Israele. In diverse occasioni colpi di mortaio sono arrivati sul suo territorio, senza causare vittime o danni. Ora, Israele teme che la guerra siriana possa oltrepassare il confine, come a gennaio 2011 temeva che l’instabilità egiziana potesse contagiare il suo territorio. Mercoledì, il primo ministro è stato al Sud, per vedere di persona la barriera quasi completata. Il confine e lungo 240 chilometri e ormai mancano soltanto 12 chilometri di barriera vicino alla cittadina costiera di Eilat. La costruzione, che secondo i dati forniti al Giornale dal ministero della Difesa israeliano e costata 260 milioni di euro, e iniziata nel 2010 in realtà per impedire il flusso di immigrati in arrivo dall’Africa. Negli ultimi mesi però, i lavori sono andati avanti con maggiore intensità non a causa dell’immigrazione, ma del timore di attentati. In seguito alla caduta di Hosni Mubarak in Egitto e a causa dell’instabilità nel Paese arabo, la sicurezza in Sinai è deteriorata e da mesi Israele è preoccupato per l’attività di gruppi radicali che hanno portato a termine attacchi lungo la frontiera, il più violento ad agosto quando uomini armati hanno assalito un posto di polizia egiziano per poi attraversare il confine imbottiti di esplosivo. Al Nord, il confine con la Siria è stato calmo per decenni. A differenza del Sud desertico, nella zona frontaliera con la Siria ci sono molti villaggi israeliani. Secondo i mass media locali, la costruzione della barriera – i primi dieci chilometri – e già cominciata nella zona del villaggio druso di Majdal Shams, dove vivono famiglie con legami e parentele dall’altra parte del confine. Durante l’estate, Dolan Abu Saleh, sindaco della cittadina, aveva già rivelato al Giornale i timori della popolazione, spaventata dalla possibilità che le violenze siriane possano attraversare il vicino confine.

Da:IlGiornale

 

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