Locuste dall’Egitto su Israele. Che ci ride su: “Ce le mangiamo”.

Gerusalemme. Far rosolare l’aglio e le foglie di malva, aggiungere un pizzico di sale, curcuma, cumino e paprika. E per ultime, le cavallette che avete fatto bollire in un brodo vegetale.

In un ristorante di Gerusalemme, davanti alle mura della città vecchia, finisce una delle più devastanti piaghe bibliche.

Le locuste, dopo aver invaso l’Egitto, nei giorni scorsi sono arrivate nel Sud d’Israele. Da lunedì, il ministero dell’Agricoltura è in stato di allerta: è stata attivato un numero verde per i contadini e i pesticidi sono pronti. Le cavallette, spiegano gli esperti, arrivano dal Sudan. Sciami da oltre 30 milioni di insetti hanno già distrutto colture in Egitto, e Israele si prepara al peggio. Eppure, l’ironia per ora sta avendo la meglio, almeno sulle pagine dei giornali. Le coincidenze bibliche affascinano: le locuste arrivano a poche settimane dalla Pasqua ebraica, che celebra l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto. E tra le dieci piaghe che secondo la Bibbia Dio inflisse al Faraone prima che Mosé conducesse gli ebrei oltre il Mar Rosso c’è l’invasione di calvallette.

«Aspetta un attimo, ma le piaghe non avrebbero dovuto rimanere dall’altra parte del mare?», scherza un giornalista su Haaretz. In una vignetta del Jerusalem Post, una cavalletta colpita dai pesticidi di un agricoltore chiede pietà: «Non possiamo tornare alleati come ai vecchi tempi nell’antico Egitto?». È l’aspetto culinario però a prevalere. I tg della sera mostrano gruppi di ebrei ultraortodossi che, nel Sud, riempiono sacchetti di plastica con locuste da mettere in tavola. Per molti ebrei sefarditi, soprattutto yemeniti, le locuste non soltanto sono kosher – rientrano nelle strette regole alimentari ebraiche – ma sono anche una leccornia.

La questione è controversa e alcuni rabbini sono intervenuti in queste ore per dire che, nel dubbio, sarebbe meglio non cucinare gli insetti. Troppo tardi: «Arrivano le locuste! Gnam!»; «Se Dio ci ha dato le cavallette, facciamoci uno stufato», titolano ironici i giornali. «Le preparo da anni per inserirmi all’interno di una lunga catena di tradizioni», spiega al Giornale Moshe Basson, dal suo ristorante «The Eucalyptus», davanti alle vecchie mura di Gerusalemme. Moshe esplora da oltre vent’anni la cucina biblica.

Qualche giorno fa era in tv a friggere cavallette mentre il Paese si preparava a spruzzare pesticidi. «Da qualche giorno riceviamo moltissime telefonate di clienti che vogliono assaggiarle», dice. Sì, lo abbiamo fatto: fanno senso, sono un po’ dure e sanno di poco. Secondo gli ebrei yemeniti, però, il sapore varia a seconda delle colture che hanno appena ingerito. Chi le frigge dice che hanno il sapore del pollo bruciato e sui giornali si scherza: «Sono una specie di pop corn dell’antichità».

Da: IlGiornale

 

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