dittatori266Testata: Informazione Corretta
Data: 07 marzo 2013
Autore: Ugo Volli.

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli.

a sinistra, Mahmoud Ahmadinejad abbraccia Hugo Chavez.

Cari amici,

lo confesso, sono responsabile. L’altro giorno, quando è morto Chavez, sono stato contento, l’ho anche scritto su Facebook, e lo sono ancora. Spero, senza contarci troppo, che la sua morte aiuti i venezuelani a trovare una tranquillità democratica che almeno da un decennio manca loro. La ragione della mia soddisfazione è il giudizio sull’uomo e sulla sua opera: un caudillo, un dittatore, un militare golpista condannato come tale, che è riuscito a impadronirsi dei meccanismi democratici della sua società senza abbandonare la sua ideologia antidemocratica; un nemico della libertà, antisemita e violentemente antisraeliano, che ha fatto da modello per una generazione di leader come lui. L’esempio di una politica illiberale che cerca in tutti i modi di opprimere e squalificare gli avversari e di una concezione economica  che si definisce popolare, perché distribuisce “al popolo” le ricchezze nazionali (per il Venezuela i redditi del petrolio) ma in realtà impoverisce tutti. Che in Italia la sua figura sia stata ricordata come un esempio da demagoghi vecchi (http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/gli-orfanelli-italiani-di-chavez-la-morte-del-dittatore-venezuelano-eccita-il-subcomandante-bertinotti-52013.htm) e nuovi (https://www.facebook.com/ugo.volli/posts/279158648883478) mi conferma nel mio sentimento.

Ma non è male essere contenti per la morte di qualcuno? La vita non è un valore in sé? Be’, certamente la vita lo è, ma c’è vita e vita. Mi ricordo la mia gioia per la morte di Franco, dopo un’agonia lunga come quella del suo tardo imitatore sudamericano. Non  ricordo, ero troppo piccolo, la morte di Stalin, avvenuta giusto sessant’anni fa, il 6 marzo del 1953. Ma anche allora ci furono grandi dolori popolari, commossi ricordi di intellettuali, pagine listate a lutto di quotidiani, e se n’era andato un macellaio, colpevole di più morti di quelli ammazzati da Hitler. E così Nasser, Mao Tsetung, il Che Guevara oggetto già da vivo e soprattutto dopo morto di un culto pop acritico e piuttosto ridicolo, Peron e sua moglie Evita a sua volta oggetto di culto da musical…. Gli esempi si potrebbero moltiplicare, perché la fabbrica dei dittatori sanguinari e soprattutto quella dei loro ammiratori non ha smesso di produrre nel Novecento e anche nel nuovo secolo. E gli intellettuali, i giornalisti, i maitres-à-penser europei non si sono mai sottratti al loro fascino, anche se ne sarebbero stati le prime vittime nel caso sfortunato per loro che quello fosse diventato il loro dittatore e non quello di un paese del Terzo Mondo da “liberare”. Quanto “benevolo razzismo” in queste posizioni…

Mi colpisce sempre come l’inimicizia per le lungaggini del regime parlamentare, per l’ingiustizia della libertà economica, insomma l’insofferenza per la società aperta si associ all’antisemitismo, anche nella sua versione contemporanea che è l’odio per Israele,  ebreo delle nazioni. In entrambe le cose Chavez eccelleva. Vi ricordo il caso della sinagoga di Caracas devastata da un gruppo di persone che poi risultarono poliziotti di regime (http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=14054&start=0&postdays=0&postorder=asc&highlight=). Sul secondo basta leggere le condoglianze di Iran (http://italian.irib.ir/notizie/politica5/item/122238-morte-chavez,-le-condoglianze-dell-iran) e Autorità palestinese (http://www.adnkronos.com/IGN/Aki/Italiano/Politica/Venezuela-Fatah-dice-addio-a-Chavez-amico-in-difesa-diritti-palestinesi_314250507385.html). Chavez per gli iraniani e un “martire”, termine che si usa per gli attentatori suicidi…

L’aspetto più interessante di questa storia è l’invenzione post-mortem del successore del caudillo, che ha detto che Chavez è stato assassinato, avvelenato. Ora la storia clinica della morte del dittatore venezuelano è chiarissima: un tumore metastatizzato, operato quattro volte, sempre a Cuba, curato con la chemioterapia e alla fine arrivato alla fine prevista e prevedibile da tempo. Che c’entra l’avvelenamento? Be’, la frase di Maduro dice in realtà che Chavez sarebbe stato “avvelenato come Arafat”(http://italian.irib.ir/notizie/palestina-news/item/122285). L’implicazione evidente è che la colpa è del Mossad, di Israele, degli “ebrei” e magari anche degli americani, tant’è vero che sono stati subito espulsi un  paio di diplomatici (con Israele non era possibile, dato che le relazioni diplomatiche sono state interrotte dal 2009). Anche dopo la sua morte, il cadavere di Chavez viene usato in senso antisemita.

Ugo Volli


Yasser Arafat

PS: “Avvelenato come Arafat”. Ma chi l’ha detto che Arafat è stato avvelenato? Vi ricordo che c’è stata una richiesta molto tardiva della vedova di esumare il cadavere per scoprire le cause della morte (ma lei avrebbe diritto di far pubblicare i referti dell’ospedale militare francese che lo curò nei suoi ultimi giorni, e non l’ha mai fatto. L’Autorità Palestinese si è unita malvolentieri (perché l’avvelenamento richiede contatto, e Arafat negli ultimi mesi era barricato in una caserma di Ramallah, circondato dai suoi fidi, che sono stati a loro volta, Mahmoud Abbas in testa, accusati di averlo fatto fuori. Si è parlato di Polonio, un metallo radioattivo molto facile da rilevare e molto pericoloso per chi vi viene in contatto anche assai parzialmente, che è stato usato dai servizi segreti russi contro un loro transfugo a Londra, contaminando una mezza dozzina di altre persone. Bene, come ricorderete, alla fine di queste pressioni, il cadavere di Arafat fu riesumato da un’équipe internazionale (russo-svizzera, se non sbaglio), incaricata di svolgere analisi chimiche e patologiche. Accadde il 27 novembre 2012. Sono passati tre mesi e mezzo. Ci sono notizie di quelle analisi? Prove di avvelenamento? Per il momento tutto tace. Eppure c’era tutto il tempo di fare le analisi. Perché? Io continuo a pensare come molte testimonianze dicono, che il capo terrorista sia morto di Aids. E, anche per lui, non me ne spiace affatto.

 

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