kotel2506266Testata: Informazione Corretta
Data: 25 giugno 2013
Autore: Ugo Volli

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

vorrei commentare oggi con voi due notizie che riguardano il Muro Occidentale, quello che gli ebrei chiamano semplicemente Kotel e i cristiani“Muro del Pianto”. Non si tratta del triste episodio dell’altro giorno in cui è stata coinvolta una guardia di quelle che difendono la sicurezza del sito (eh già, perché il più importante luogo di preghiera ebraico anche in Israele dev’essere difeso dagli attentati con metal detector e guardie armate, come del resto accade alle sinagoghe in mezz’Europa – eco non tanto lontano di ghetti e pogrom). Come avete letto anche su Informazione Corretta, sembra che uno squilibrato abbia strillato il grido di guerra arabo che gli attentatori in genere pronunciano prima di farsi saltare e abbia cercato di tirar fuori qualcosa dalle tasche suscitando la reazione del guardiano, che per fermarlo gli ha sparato colpendolo a morte. Di questo incidente si è ampiamente parlato sui giornali occidentali, come accade di tutto ciò che può proiettare un’immagine militarista e negativa su Israele.


Doron Ben Shlush, gridando Allah U Akbar ha scelto di morire

Non si è parlato invece di una pronuncia del tribunale di Gerusalemme, che tre giorni fa ha lasciato libero un giovane ebreo scoperto a pregare sul monte del Tempio. Dovete sapere che Israele, è così tanto uno “stato di apartheid” da garantire a tutti libertà religiosa in tutto il paese e a Gerusalemme (basta girare cinque minuti per la città vecchia o il Monte degli Ulivi per vedere chiese e moschee liberamente funzionanti), con un’unica eccezione: il monte del Tempio, il luogo dove sorgeva il Tempio di Salomone, che è il più sacro al mondo per gli ebrei. Qui, nonostante l’”occupazione” del ’67 sia iniziata col grido trasmesso alla radio “il monte del tempio è nelle nostre mani”, Israele non ha mai soppiantato il potere dell’organizzazione islamica che deteneva fino al ’67 il potere, il Wafk o fondo islamico. Anzi i poliziotti israeliani vi agiscono rispettando le sue istruzioni. Le quali non solo limitano drasticamente la possibilità per i non islamici di visitare il Monte, solo un paio d’ore al giorno e senza entrare nelle Moschee, ma proibiscono qualunque simbolo strumento o libro religioso non islamico (provate a fare la lunga fila per salire sul Monte nell’unico ingresso riservato agli “infedeli” con una croce o una stella di Davide al collo, e vi chiederanno di lasciarla lì come ogni Bibbia o libro di preghiera). E in particolare proibiscono agli ebrei di soffermarsi in meditazione e ancor peggio di pronunciare anche a voce bassa qualunque cosa che possa essere interpretata come una preghiera. (http://elderofziyon.blogspot.it/2013/06/jews-wanting-to-pray-on-their-holiest.html ).


Ariel Sharon                          Yasser Arafat

Il solo posto in Israele in cui non vi è libertà di religione è il Monte del tempio e chi non gode di nessuna libertà sono gli ebrei. Se vi ricordate, la semplice apparizione di Ariel Sharon sul Monte, pur rispettando tutte le regole che vi ho descritto, è stata presa dall’Autorità Palestinese come pretesto per scatenare la seconda intifada, l’ondata terrorista che provocò un migliaio di vittime israeliane, fatte saltare in ristoranti, bar, autobus, al mercato, per strada. Oggi sappiamo anche da fonti palestinesi che non era vero, che Arafat aveva dato l’ordine di far partire gli attentati ben prima della “passeggiata” di Sharon; ma in questo contesto non importa, quel che conta è che la semplice presenza di un ebreo nel luogo più sacro della sua religione è giudicata dai palestinesi un’offesa sufficiente a giustificare un’ondata di stragi. Nessuna meraviglia, dato che nei diciott’anni in cui i palestinesi (cioè i giordani) poterono fare a modo loro, dal ’49 al ’67, non a un singolo ebreo fu consentito l’accesso non solo al Monte, ma anche al Kotel, trasformato in un deposito di immondizie. Tanto per l’Islam “religione tollerante”.

Ma questa sistemazione che discrimina i non islamici sul Monte è un accomodamento di fatto, non una regola giuridica sanzionata. Anzi in Israele c’è una “legge fondamentale” (una di quelle leggi privilegiate che sostituiscono la costituzione, stabilendo diritti e regole dello stato) che sancisce la libertà di religione. Sicché l’altro giorno un ragazzo che aveva sfidato la norma liberticida del Wafk, fermandosi a dire una preghiera sul Monte, ed era stato arrestato dalle guardie israeliane per questo, è stato liberato e assolto dal Tribunale di Gerusalemme, proprio sulla base del principio della libertà religiosa (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/court-ban-on-temple-mount-jewish-prayer-violates-freedom-of-worship/2013/06/24/ ).


Donne che pregano al Kotel

E’ interessante notare che questa corte è la stessa che il mese scorso ha liberato e assolto anche le “donne del muro” che pretendevano di pregare al Kotel con gli indumenti che la tradizione ortodossa riserva agli uomini (non la legge ebraica, per esempio Maimonide, che li consente). Sempre sulla base della libertà di religione il giudice aveva stabilito che non ci dovesse essere nessuna regolamentazione che impedisse a queste donne di pregare secondo la modalità egualitaria che per esempio è prevalente nell’ebraismo anglosassone (le correnti “reform” e “conservative”). Anche questo è un segno che la società israeliana non solo è democratica e liberale quanto e più delle società europee, ma ha in sé i meccanismi per superare le chiusure che ancora informalmente permangono.

E qui vi è la seconda notizia. Sapete chi si è opposto alla sentenza? Gli ultraortodossi, naturalmente, isolati in questo dalla società israeliana. Ma anche l’Autorità Palestinese, che ovviamente vede la libertà religiosa come il fumo negli occhi e pretende di avere voce in capitolo su tutto ciò che riguarda il Monte del Tempio e dintorni, anche se non ha nessuna autorità legale per farlo (neanche dal punto di vista islamico, perché la responsabilità della custodia dei luoghi santi islamici resta del Re di Giordania). Israele ha trovato un meccanismo, proposto dal presidente dell’Agenzia Ebraica Natan Sharanski, per mettere fine al conflitto, istituendo oltre alla due sezioni attuali (mashile e femminile) del Kotel un’altra sezione mista o modernista. Ma questo per l’Anp è “inaccettabile” perché modifica la destinazione dei luoghi (http://forward.com/articles/178617/palestinians-object-to-natan-sharanskys-compromise/ ). E’ lo stesso argomento con cui i palestinesi stanno sabotando da anni il restauro di una passerella danneggiata dal terremoto che porta al solo ingresso per i non musulmani sul Monte, minacciando fuoco e fiamme per questo. Per evitare provocazioni e per non dar voce alla diffamazione islamista, Israele ha (troppo) pazientato in questi decenni di fronte a tali assurde prepotenze. Ora forse è arrivato il momento in cui le cose iniziano a cambiare.

 

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