Ugo Volli

 

 

 

Testata: Informazione Corretta
Data: 27 aprile 201
Autore: Ugo Volli

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari Amici,

Vale la pena aggiungere una riflessione alle notizie sugli incidenti che ci sono stati alle manifestazioni del 25 aprile a Roma e a Milano, di cui hanno parlato più o meno tutti i giornali e che IC ha trattato ieri qui: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=53189 .

Si tratta infatti di una vicenda molto grave non per il livello degli scontri, che sono stati contenuti dalla forze dell’ordine, ma dal contesto e da chi vi ha preso parte. In sostanza quel che è successo ieri, ma anche l’anno scorso e a Milano pure in precedenza, è stato il tentativo di espellere gli ebrei coi loro simboli dalla festa della Liberazione (se non ci potete credere, guardate questo video: http://video.repubblica.it/edizione/milano/25-aprile-a-milano-e-scontro-in-corteo-tra-ebrei-e-filo-palestinesi/163814/162305  .

Dato che la liberazione che si ricorda è quella dai nazisti e uno degli scopi principali della politica nazista (con la benevola collaborazione dei fascisti e di molta gente comune) era l’eliminazione degli ebrei, il senso degli incidenti è stato quello di cercare di reintrodurre una politica nazista dentro le celebrazioni dell’antinazismo, con la benevola collaborazione, questa volta, di parti significative dell’Anpi, che dovrebbe preservarne la memoria. Gli ebrei italiani si sentono naturalmente parte della celebrazione, perché sono stati parte della resistenza ben oltre il loro numero (mille su quarantatremila, con il 10% di caduti, come se in Italia ci fosse stato un milione di partigiani e centomila morti http://archivio.pubblica.istruzione.it/shoah/biblio/articoli/unita130108.pdf ) e perché essi furono le vittime prime dello sterminio nazista: non come individui isolati, ma come comunità, che oggi ha il diritto e il dovere di ricordare quella tragedia.

Gli ebrei italiani sono inoltre, come sionisti, gli eredi naturali di quella “Brigata ebraica” che l’Organizzazione sionistica mondiale cercò di far realizzare alla Gran Bretagna continuamente fin dal 1939, e che il governo di Sua Maestà formò solo nel ’44, usando i volontari che provenivano da tutto il mondo ma soprattutto dalla Palestina ebraica nei combattimenti per la liberazione italiana, sul fronte adriatico. Furono cinquemila volontari, con numerosi caduti, oggi per lo più raccolti nel cimitero di Piangipane a Ravenna (http://www.turismo.ra.it/ita/Scopri-il-territorio/Arte-e-cultura/Monumenti-alla-memoria/Cimitero-di-Guerra-di-Ravenna ). Vi è un profondo senso politico e culturale nel ricordare che gli ebrei non furono solo vittime del genocidio, ma si ribellarono al ghetto di Varsavia e altrove, parteciparono con entusiasmo alla resistenza dovunque, ma soprattutto in Polonia, Francia ed Italia e contribuirono, per quanto fu loro consentito, ai combattimenti delle forze alleate. Eliminare questo fatto rende monco il ricordo della lotta al nazismo, ne fa semplicemente una questione di vittime, una specie di “sacrificio” (come suona la parola “Olocausto”) o di via Crucis, come spesso ha proposto di pensare la Chiesa. Mentre gli ebrei cercarono di difendersi e di contribuire all’eliminazione del nazismo.

Per questo il giorno civile di ricordo del genocidio, che in Israele cade in primavera, quest’anno lunedì 28, si chiama “giornata della Shoà e dell’eroismo”, cioè della Resistenza.

E però la loro presenza organizzata alle manifestazioni del 25 aprile è contestata da coloro che pretendono di portarvi le bandiere palestinesi, con l’acquiescenza delle forze politiche di sinistra.
Il minimo che si possa dire è che ciò comporta un’ignoranza storica profonda. Perché, come ammettono gli stessi palestinesi, mentre gli ebrei partecipavano alla Resistenza e sospendevano la loro lotta anticoloniale con gli inglesi per la liberazione di Israele, unendo le loro forze contro il nemico comune nazista, gli arabi del mandato di Palestina e altrove erano “sostenitori entusiastici di Hitler” come loro stessi ammettono (vedete qui la dichiarazione in questo senso di un importante dirigente dell’Olp: https://www.youtube.com/watch?v=glDDyJkQoFU&feature=youtu.be ). Di più, il loro padre fondatore Hajj_Amin_el-Husseinis fece da consulente per i campi di sterminio fu il grande comandante delle SS musulmane in Bosnia, si impegnò, in caso di vittoria dell’Asse a estendere la “soluzione finale” alla Palestina (http://www.centerforsecuritypolicy.org/wp-content/uploads/2013/10/CSP_A_Salient_Example_of_Hajj_Amin_el-Husseinis.pdf  ). Vi è insomma una diretta continuità fra il progetto nazista e quello palestinista, come mostra questo video, che vi raccomando caldamente di guardare e di diffondere (http://vimeo.com/69991225 ). Insomma, mentre portare a una manifestazione del 25 aprile la bandiera della Brigata ebraica o quella di Israele (che è stata ricalcata sul suo modello), farvi entrare una bandiera palestinese non è diverso da introdurvi una svastica o un fascio littorio.
Di questo non si rendono conto non solo i soliti fanatici filopalestinisti italiani che tendono agguati ogni anno ai manifestanti ebrei in Piazza San Babila a Milano (giustamente un luogo di memorie neofasciste) e alla manifestazione romana, ma neppure coloro che amministrano ufficialmente la memoria della Resistenza. I quali oggi presentano la Liberazione come una specie di rivoluzione comunista (magari “tradita”, come diceva un libretto una volta popolare fra gli extraparlamentari) e ne ignorano del tutto i connotati storici. I cortei del 25 aprile sono pieni di bandiere rosse, ma non si vedono affatto i vessilli di coloro che davvero liberarono l’Italia, certamente con la collaborazione dei partigiani, cioè gli americani e gli inglesi. Se qualcuno porta una bandiera “stripes and stars” al corteo viene insultato e di solito riesce a farlo solo rifugiandosi nei ranghi del gruppo ebraico, che sfila solo perché protetto dalla polizia – in caso contrario sarebbe massacrato da qualche gruppo di fascisti rossi. Eppure furono gli angloamericani, col sangue dei loro figli, a liberare il nostro paese. E dato che furono loro e non i sovietici come per esempio in Polonia (dove pure la Resistenza era molto forte, e anticomunista), non abbiamo avuto nel nostro paese il piacere di un quarantennio di dittatura comunista. Forse è per questo che i segni della Storia – quella vera, non la pappa ideologica con cui sono nutriti i fanatici – nei cortei del 25 aprile non hanno parte. Vedete come i fischi, gli spintoni, gli insulti dei fascisti rossi e palestinisti abbiano un contenuto importante. Respingerli, organizzare ogni anno la sfilata sapendo come sarà l’accoglienza è quel che fa a Roma la Comunità Ebraica guidata da Riccardo Pacifici e a Milano l’associazione degli amici di Israele, senza supporto dell’Ucei, che dovrebbe rappresentare gli ebrei italiani, ma cerca se può di non avere nemici a sinistra.
Onorando questo impegno, ricordiamocelo la prossima volta che si parlerà di antisemitismo solo all’estrema destra. Non è vero, perché ci sono i fascisti neri e anche i fascisti rossi. Oggi non tanti, ma purtroppo aggressivi e coperti da complicità più ufficiali e meno “estremiste”

Ugo Volli
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

 

 

 

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