L’Egitto ha proposto una tregua, Abu Mazen l’ha accettata, Israele pure. Hamas no. Un errore tragico, anzi, una scelta politica orribile. Se Hamas accettasse la tregua infatti, vorrebbe dire basta razzi e terrore in Israele, basta missili contro i lanciarazzi a Gaza, basta morti a Gaza, basta feriti, basta case distrutte. Basterebbe un sì. Evidentemente a Hamas non interessano i morti israeliani (e questo già lo sapevamo, visto che festeggiano le morti degli ebrei), ma nemmeno quelli palestinesi. Del resto, ai loro leader cosa importa? Loro se ne stanno nascosti, comodi e protetti, nei loro bunker. Quello che succede ai civili palestinesi di Gaza non li tocca. Anzi, per loro i morti sono un mezzo della guerra mediatica. Per questo le lacrime di Hamas davanti ai morti sono false. E la mancata accettazione della tregua ne è la dimostrazione. Non si può parlare di “genocidio del popolo palestinese” un giorno, e il giorno dopo dire che non si accetta la tregua ma si vuole andare avanti. Ma Israele, nonostante il terrore delle sirene che annunciano l’arrivo quotidiano di razzi sulle proprie città, risponde dichiarando una tregua unilaterale. Per fare tornare a parlare le diplomazie, e fermare i missili. Per dare una speranza alla pace. Ma Hamas dice ancora di no, e continua a sparare razzi sugli israeliani.
In questo orrore c’è una sola buona notizia: ora sarà chiaro a tutti chi è a volere la guerra e a nutrirla. Da un lato, Hamas e il loro razzi omicidi. Dall’altro Egitto, Abu Mazen e Israele, che dimostrano di avere più a cuore la vita dei palestinesi di Gaza di quanta ne abbia Hamas.

Davide Romano (Segretario Nazionale Amici Di Israele)

 

One Response to Dedicato a quelli che…”Israele è uno Stato guerrafondaio, Hamas vuole la pace”

  1. Davide Romano da Palermo ha detto:

    La nuda e banale verità è che, a una certa opinione pubblica, che si crede bene informata da una certa stampa approssimativa e incompetente, gli unici ebrei simpatici sono quelli gasati nei campi di concentramento. Gli altri dovrebbero solo fare la stessa fine dei loro predecessori. Solo così, gli esponenti di una certa sinistra di lotta e di salotto (le cui posizioni s’identificano paradossalmente con quelle della peggiore destra antisemita e neonazista) sarebbero contenti e lascerebbero definitamente al loro destino i “poveri palestinesi” – così come fanno coi loro connazionali massacrati in Siria – che hanno l’unica colpa di lanciare, di tanto in tanto, solo qualche centinaio di missili sui centri abitati israeliani.

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