Oltre al “roof knocking”, l’esercito israeliano cerca di limitare le perdite civili avvertendo telefonicamente gli abitanti delle case nel loro mirino.

Nell’aspro conflitto israelo-palestinese, l’esercito israeliano ha chiarito più volte che il suo interesse è rivolto a colpire target militari e non civili. Per far questo le forze israeliane hanno messo a punto una serie di strategie per limitare le perdite civili e colpire solo i militanti.

Una di queste strategie si chiama “roof knocking”. L’espressione significa letteralmente “bussare sul tetto”: gli aerei israeliani lanciano prima una piccola bomba sul tetto dell’edificio che intendono bombardare. Si tratta di una sorta di avvertimento: dopo la prima piccola esplosione, gli inquilini hanno circa un minuto per scappare, prima che segua il vero bombardamento.

Un’altra tecnica utilizzata dagli israeliani per ridurre le perdite civili consiste nel telefonare agli abitanti dell’edificio che si intende bombardare per avvertirli di lasciare immediatamente la propria casa. Tuttavia avere salva la vita a volte non fa soffrire meno di sapere che nel giro di 10 minuti tutta la storia della propria vita racchiusa fra quelle mura cesserà di esistere.

Chi ha ricevuto queste telefonate d’avvertimento come questa e ha potuto poi raccontarlo, spiega sui social network quanto è difficile avere a che fare con questi episodi. Tra i messaggi colti in rete, riportiamo lo status di Annemarie Jacir, regista palestinese, si legge: “Da un amico di Gaza – Ve lo dico io cos’è più difficile del morire a Gaza colpiti da un missile israeliano”. Più difficile è ricevere una telefonata dall’esercito israeliano che ti dice di lasciare la tua casa perché sarà bombardata nel giro di 10 minuti. Immaginate, 10 minuti; e tutta la tua storia sarà cancellata dalla faccia della Terra”.

 

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