Ci scrivono: “Cara Greta ti parlo da donna a donna con tanti dubbi”

Ariel Shimona Edith Besozzi
VARESE, 18 gennaio 2015-

Carissima Greta ben tornata a casa, mi auguro che tu sia felice di essere tornata.

Credo tu sappia molto bene che il rapimento tuo e di Vanessa è stato accolto, esattamente come il vostro ritorno, da sentimenti molto contrastanti e sono certa che potrai comprendere molto bene il motivo di tutte le manifestazioni, da quelle più affettuose a quelle più ostili.

Ti scrivo ora, avrei voluto farlo molte volte fin dal momento in cui mi raggiunse la notizia del rapimento, ricordo ancora con precisione, ho visto la tua foto e ti ho subito riconosciuta, sul momento mi si è stretto il cuore, ti avevo incontrata poche settimane prima e mi è sembrato davvero brutto ciò che ti stava accadendo.

Poi le notizie hanno cominciato a vorticare, tu non eri presente per dire ciò che davvero pensavi, ma diciamo che la cosa che da subito mi ha colpito è stato il fatto che ti fossi affidata ad un così “cattivo maestro”.

Capisco che il tuo desiderio fosse quello di salvare qualcuno o qualcosa, ho visto gli articoli nei quali si parlava di quanto ti fossi prodigata per i siriani arrivati a Milano, di quanto e come avessi fattivamente collaborato con chi gestiva l’emergenza. Certamente sei una persona che si da, con autentico slancio, e chissà per quale motivo hai visto nella guerra civile siriana qualcosa che ti corrispondeva, che in qualche modo ti chiamava in causa. Sono cose che difficilmente si possono spiegare, ci sono come delle “chiamate” e si sente che quella è la persona, le persone, il posto che ha bisogno di noi… lo so, sono stata anche io malata della “sindrome della crocerossina” ed ho aiutato tante cause perse!

Non voglio dire che quella del popolo siriani sia una causa persa, è una causa, è un movimento che coinvolge parti e culture che credo né io né tu (nonostante questa esperienza che hai appena attraversato) siamo in grado di capire fino in fondo. La storia è un concatenarsi di eventi e la storia siriana è molto articolata ed è abitata da usi tradizioni e costumi che non sono né i tuoi né i miei.

Da giovane, feci molti tentativi di salvataggio, mi appassionavano molto le persone disperate, ero portata spontaneamente a farmi carico delle situazioni più pazzesche, ogni volta che incontravo una persona in difficoltà non potevo fare a meno di aiutarla, e più la difficoltà era seria e pericolosa, più io mi buttavo anima e corpo. Ho avuto esperienze fortunate e molte esperienze sfortunate, ho messo a rischio la mia incolumità nel tentativo di allontanare dei tossicodipendenti dalla droga, dal loro fornitore…insomma ho fatto le mie esperienze. Poi ho seguito un corso per diventare bagnina, alla fine del corso il mio istruttore mi disse : “La cosa che devi sempre ricordarti, è che se ti rendi conto che la persona che stai tentando di mettere in salvo, ti sta tirando sotto devi lasciarla andare, perché altrimenti piuttosto che salvare una vita ne perderesti due.” Ci vollero ancora diversi anni ma poi compresi che il principio fondamentale è che non si può salvare chiunque, ci sono persone che noi pensiamo di salvare ma che in realtà ci annegano.

Che si parli di un singolo piuttosto che di un popolo il criterio è il medesimo, occorre comprendere se, coloro i quali crediamo debbano essere salvati, vogliono essere salvati e soprattutto se non sono disposti a morire loro stessi pur di uccidere noi.

Credo sia ormai evidente che le persone dalle quali siete andate non erano “brave persone” credo sia evidente che, se quello che volevate era aiutare i bambini siriani potevate tranquillamente andare nei campi profughi presenti in Libano ed in Giordania per esempio, senza esporvi all’inutile rischio cui vi siete esposte.

Ora voglio pensare che i sentimenti che ti hanno mossa siano autentici, voglio sperare che saprai ora renderti conto del fatto che, sia che si sia trattato di soldi o di altro, avete comunque costretto l’Italia a pagare per il vostro rilascio un prezzo certamente altissimo, e non mi riferisco ai presunti 12 milioni di dollari, mi riferisco al fatto che nel momento in cui una democrazia è costretta a trattare con un gruppo di terroristi che rapisce le persone per sostenersi ha di fatto ceduto una parte di sé, della propria libertà a questi terroristi. L’Europa è percorsa da un ondata di terrorismo e la situazione è sempre più pericolosa, quello che è stato fatto per liberarvi espone ora tutti gli italiani che sono in giro per il mondo per lavoro o per turismo al rischio d’essere rapiti.

Ciò che spero è che tu sappia prendere le distanze dal “cattivo maestro” e che sappia mostrare il coraggio di dire la verità. Che tu sappia chiedere scusa a tutti gli italiani perché, qualunque sia stato il prezzo, le risorse impiegate, anche soltanto d’intelligence, per liberarvi hanno sottratto risorse che potevano essere utili per restituire servizi a persone che ne hanno estremo bisogno. L’Italia è un paese in profonda crisi economica, molte famiglie non hanno neppure da mangiare e non hanno il coraggio di andare alle mense dei poveri perché si vergognano. Ci sono bambini con malattie gravissime che sono totalmente a carico delle famiglie, famiglie spesso non in condizione di occuparsene. Non dico questo perché penso che non bisogna guardare a ciò che succede intorno a noi, dico questo perché sottrarre risorse ad un paese in ginocchio per finanziare il terrorismo credo sia davvero sbagliato.

Quando ci siamo incontrate ci hai guardati male perché mio marito indossa la kippà; quello che mi auguro è che tu sappia oggi riconoscere che i veri nemici dei popoli che combattono per la propria libertà sono quelli che strumentalizzano queste lotte, per compiacere il proprio ego o la propria sete di potere. La libertà, quella vera e autentica è frutto di un percorso coraggioso e certamente non si nutre di rapimenti ed attentati.

C’è un popolo che sta combattendo per essere riconosciuto, per la propria sopravvivenza, un popolo antico e vero, il popolo kurdo. I kurdi non fanno terrorismo e non cercano la solidarietà finta dell’occidente, i kurdi e le kurde combattono coraggiosamente contro il fondamentalismo islamico che li vuole eliminare perché non ne vuole riconoscere l’esistenza.

Se sei coraggiosa, come dice tuo fratello, saprai prendere la parola, poche volte per dire la verità, su quale sia l’unico stato che in medio-oriente offre soccorso ai siriani che cercano rifugio dalla guerra civile: Israele. Se sei davvero coraggiosa e non avventata e sciocca, come dicono molte persone che hanno seguito la tua vicenda, la prossima volta che incontrerai due ebrei stringerai loro la mano li abbraccerai perché possano sapere di poter vivere sereni nel posto dove sono nati.

Se sei coraggiosa non accetterai inviti per trasmissioni, farai silenzio, ti cercherai un lavoro come infermiera e saprai silenziosamente tenere la mano alle persone che stanno per guarire ed accompagnare quelle che stanno per morire.

Spero di scoprire di avere incrociato, in una bella sera estiva, una giovane donna passionaria che saprà diventare una donna concreta e responsabile e che ripagherà con la serietà ed il rispetto ciò che il suo paese, a torto o a ragione, ha dato per liberarla dai terroristi.

Ariel Shimona Edith Besozzi

varese7press.it

 

One Response to Cara Greta…

  1. ANTONIO ha detto:

    Bellissima lettera. Descrive in maniera elegante il pensiero della maggior parte degli italiani sulla vicenda. Complimenti.

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