MAR 28, 2015 BY RIGHTS REPORTER

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Questa mattina un giornale israeliano di sinistra qual è Yedioth Ahronot, notoriamente ostile a Netanyahu e piuttosto docile con Obama, è costretto a pubblicare una analisi a firma Smadar Perry nella quale il giornalista israeliano riprende i temi toccati solo ieri da Rights Reporter in merito allo Yemen e alla situazione che stavano preparando gli Ayatollah iraniani prima che intervenissero gli Stati Arabi.

Nel suo editoriale Smadar Perry ammette finalmente che il Governo israeliano sono almeno quattro anni che mette in guardia la comunità internazionale sul vasto piano di controllo del Medio Oriente da parte dell’Iran e ammette che quanto previsto dalla intelligence israeliana si sta inesorabilmente avverando. Se l’Iran controllasse anche lo Yemen e quindi anche lo stretto di Gibuti (o, come lo chiamano a livello internazionale, lo Stretto di Bab-el-Mandeb) non controllerebbe solo tutte le rotte del petrolio, il che sarebbe gravissimo, ma anche tutto il traffico commerciale da e per il Medio Oriente che passa per il Canale di Suez. L’Iran avrebbe sotto il suo totale controllo un territorio vastissimo che va dall’Iraq al Libano (passando per la Siria) e in più controllerebbe tutto il traffico commerciale del Mar Rosso. Uno scenario da incubo avvallato dalla casa Bianca ma, grazie al cielo, non dai paesi Arabi che hanno deciso di intervenire in Yemen senza chiedere il consenso a nessuno, tantomeno a Obama sul quale, ormai è chiaro, non possono fare alcun affidamento.

Di fronte a uno scenario del genere lo spauracchio del ISIS diventa ancora più un colossale depistaggio mediatico attraverso il quale l’Iran non solo ha messo le mani su mezzo Medio Orientema è riuscita persino ad ottenere (ci riuscirà nelle prossime ore) un incredibile accordo sul suo programma nucleare. Il mondo è così impegnato a temere lo Stato Islamico da non accorgersi che il vero pericolo è l’Iran. Non che lo Stato Islamico non sia pericoloso, tutt’altro, ma per arrivare alla pericolosità rappresentata dagli Ayatollah ancora ne deve fare di strada. E i curdi, con le loro armi vecchie e poco potenti, hanno ampiamente dimostrato che questi fenomeni sono tutt’altro che imbattibili. Basta averne la volontà.

CON L’INTERVENTO IN YEMEN CAMBIANO I PIANI IRANIANI

Teheran non ha affatto gradito che gli Stati Arabi siano intervenuti nello Yemen, la cosa ha rovinato i piani degli Ayatollah, quindi ieri ha ordinato il ritiro di 30.000 pasdaran che stavano per attaccare Tikrit, in Iraq. L’obbiettivo è semplicissimo, non togliere il potere mediatico al ISIS, cioè non annientarlo. Ufficialmente i motivi sono altri ma la realtà è che un ISIS depotenziato militarmente e mediaticamente non serve a Teheran. E non serve nemmeno a Obama che si appresta a fare concessioni incredibili sul programma nucleare iraniano proprio con la scusa che l’Iran serve per combattere l’ISIS. Quindi l’accelerazione data nelle ultime settimane dagli iraniani praticamente su tutti i fronti, da quello siriano a quello yemenita passando per quello iracheno, ha subito giocoforza un rallentamento a causa della presa di coscienza da parte dei Paesi Arabi di non poter fare affidamento su Obama. Di qui la conseguente decisione di entrare in campo militarmente da parte di Arabia Saudita, Egitto, Emirati e persino del Sudan. Lo scenario da incubo che si stava prefigurando con l’Iran che aveva il piano controllo di tutte le rotte per il Medio Oriente ha spinto i leader arabi a intervenire e a lasciare definitivamente le incomprensibili politiche americane.

CONSEGUENZE ANCHE PER I PALESTINESI

In questo scenario mediorientale profondamente mutato la questione palestinese, già del tutto ininfluente, diventa persino un ostacolo alle politiche arabe di contenimento dell’espansione iraniana. Il primo risultato è una cooperazione più aperta delle intelligence arabe con quella israeliana, in realtà già attiva da tempo ma mai ufficializzata. Hamas, ormai definitivamente riavvicinatosi al Teheran, diventa un pericolo anche per gli Stati Arabi a partire da quel Qatar che fino a ieri lo aveva finanziato. Ma soprattutto tra gli arabi c’è ormai la coscienza ampiamente diffusa che il loro vero nemico non è il piccolo Israele ma il grande Iran.

Scritto da Sharon Levi

 

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