BDS e Gay Pride in Israele: suicidio omosessuale
giu 13, 2015 By Rights Reporter

Ieri è iniziato il Gay Pride di Tel Aviv e mi è dispiaciuto moltissimo ripartire da Israele proprio il giorno prima dell’inizio di questo evento di caratura mondiale che mostra al mondo come in un piccolissimo staterello circondato da regimi islamici fortemente omofobi ci possa essere così tanta libertà e democrazia nei confronti degli omosessuali tanto da diventare un rifugio sicuro per gli omosessuali che sfuggono alle persecuzioni islamiche.

Purtroppo, come sempre, il Gay Pride di Tel Aviv è stato preceduto da furiose polemiche innescate dal Movimento BDS, polemiche che non hanno mancato di dividere la comunità LGBT mondiale. Il Movimento BDS, come ogni anno, aveva chiesto alla comunità omosessuale mondiale di boicottare l’evento ricevendo diverse adesioni.

La cosa strana e che dimostra in maniera definitiva come il Movimento BDS altro non sia che un movimento antisemita e nazista, è che si chiede alla comunità LGBT internazionale di boicottare il Gay Pride di Tel Aviv nel nome dei Diritti dei palestinesi quando proprio gli omosessuali palestinesi sono fortemente perseguitati in Palestina (sia in quella governata dalla ANP che, soprattutto, in quella governata da Hamas) e se vogliono vivere sono costretti a rifugiarsi in Israele. Solo chi ha la mente offuscata dall’odio antisemita e gli occhi coperti da una svastica non può vedere questa clamorosa contraddizione.

Purtroppo la richiesta del Movimento BDS come ogni anno ha trovato una valida sponda in quella parte delle comunità LGBT più vicina a una certa sinistra auto-distruttiva ed estremista che non ha mancato di dividere il mondo omosessuale. Quest’anno poi la campagna è stata particolarmente virulenta e verbalmente violenta nelle discussioni su diversi forum LGBT e sui social network tanto che, a mio modesto parere, ha ottenuto l’effetto contrario facendo aprire gli occhi a molti dubbiosi sulle reali intenzioni del Movimento BDS anche se, va ammesso, i “duri e puri” non hanno desistito dando il via a quello che io chiamo “l’annuale suicidio omosessuale”, cioè il contestare l’unico Stato democratico in un medio oriente costellato di stragi e fatti efferati nei confronti degli omosessuali dove una persona LGBT può essere liberamente ciò che è, sposarsi e vivere una vita normale come qualsiasi altro cittadino. Certo, come in tutto il mondo anche in Israele non mancano gli atti di discriminazione, ma sono risibili rispetto al resto del mondo, anche di quello democratico.

E così anche quest’anno si è ripetuto il rito dello “harakiri omosessuale”, quel suicidio collettivo che vede una parte del mondo LGBT contestare l’unico Stato che soddisfa appieno le richieste per cui lottano ogni giorno nei loro paesi, cioè Israele. Se qualcuno sa spiegarmi questa scelta assurda con una motivazione che non sia figlia del puro odio antisemita e anti-israeliano allora posso rivedere le mie posizioni in merito. Ma non credo che ci sia una motivazione diversa dall’odio puro e se questo odio porta alcuni del mondo LGBT ad andare anche contro le proprie convinzioni allora questi signori facciano almeno la cortesia di non riempirsi la bocca con parole importanti come “Diritti Umani” o “parità di genere” perché sarebbe solo un esercizio di ipocrisia.

Scritto da Paola P.
rightsreporter.org

Oltre mille gay palestinesi salvati da Israele nel 2014
apr 2, 2015 By Rights Reporter

E’ passato quasi un anno da quando abbiamo pubblicato il primo report sui gay palestinesi rifugiatesi in Israele. Durante questi mesi abbiamo monitorato attentamente la situazione e, in collaborazione con le autorità israeliane e nel rispetto delle norme di sicurezza imposte dalla situazione, abbiamo silentemente favorito l’ingresso di omosessuali palestinesi in Israele.

Alla fine i gay palestinesi salvati da morte sicura sono stati oltre mille in poco meno di una anno. Non nascondiamo di avere avuto ancora dei problemi con le autorità israeliane per quanto riguarda il riconoscimento dello status di rifugiato. Purtroppo le questioni di sicurezza non sono uno scherzo. Tuttavia non possiamo nasconder di avere avuto dalle autorità israeliane una piena collaborazione e, comunque, una totale tolleranza nei confronti dei gay palestinesi che per varie ragioni non hanno ancora ottenuto lo status di rifugiati. Nessuno li ha espulsi, nessuno li ha privati dei loro fondamentali Diritti a partire dalle cure sanitarie, nessuno gli ha proibito di fare coppia con cittadini israeliani tanto che le coppie miste (palestinese/israeliano) riconosciute dallo Stato Ebraico di Israele negli ultimi 12 mesi sono state oltre 130 (per la precisione 133).

Per andare nel dettaglio, i gay palestinesi richiedenti asilo negli ultimi 12 mesi sono stati 1.034 (1.011 uomini e 23 donne) che hanno fatto regolare domanda di riconoscimento dello status di rifugiato in Israele. Al momento in cui scriviamo le domande accettate sono state 291 mentre le altre sono in corso di verifica ma, come detto, nessuno dei gay palestinesi richiedenti asilo è stato espulso da Israele, una decisione che forse viola le rigide norme di sicurezza israeliane ma che salvaguarda la vita di centinaia di giovani gay palestinesi che vedono in Israele l’unica loro ancora di salvezza.

Vorremmo quindi ringraziare sentitamente le autorità israeliane per aver dimostrato estrema sensibilità nei confronti dei gay palestinesi e di avere fatto in modo che possano continuare a vivere senza essere perseguitati per il loro status o il loro genere.

(I dati sono stati forniti dal Ministero degli Interni dello Stato di Israele)

Scritto da Paola P.

 

2 Responses to BDS e Gay Pride in Israele: due articoli

  1. Claudio ha detto:

    errata-corrige: ovviamente intendevo dire zingari e comunisti (e non oppositori e zingari).

  2. Claudio ha detto:

    Non sono ebreo, ma da lungo tempo nutro simpatie verso il mondo ebraico, soprattutto per le vicende dell’olocausto. Verso Israele ho invece sempre mantenuto una posizione neutra, valutando specificamente i singoli fatti, positivi o negativi che fossero.
    Negli ultimi tempi, la simpatia verso Israele è però fortemente aumentata da parte mia. Il motivo è abbastanza chiaro. Da gay e cristiano mi sento doppiamente minacciato dall’intolleranza musulamana.
    Ora, come cristiano, ho una visione più “restrittiva” dell’omosessualità vissuta concretamente, e non sono affatto d’accordo a proposito dei gay pride. Tuttavia, credo che si possa discutere sulla condizione omosessuale, pro e contro e con tutte le sfumature possibili, nel rispetto delle persone, che comunque rimangono libere nelle loro scelte.
    Resta tuttavia molto apprezzabile il fatto che Israele dimostri una tolleranza di cui non sono capaci gli stati vicini ed accolga gli omosessuali perseguitati. Sento veramente il desiderio di esprimere un “grazie” profondo, pur non essendo direttamente interessato.

    Ho sempre a mente la fotografia diffusa da Amnesty International nella quale si vedono due giovani omossessuali con il viso molto triste, in Iran, pronti per essere impiccati come animali ai bracci delle autogru.
    Io questo lo chiamo RAZZISMO e VIOLENZA.
    E allora vorrei chiedere ad un musulmano omofobo, che desidera essere accolto in Italia: “Come mi giudicheresti se io, da italiano, ti accogliessi e trattassi nel mio Paese nel modo in cui tu pensi di potermi trattare nel tuo?”

    Ho provato recentemente a fare un raffronto tra alcuni obiettivi del nazismo ed alcuni obiettivi di determinati paesi islamici: i nazisti miravano all’annientamento di: ebrei, omosessuali, oppositori, zingari, comunisti. Alcuni paesi islamici hanno solo ridotto un po’ gli obiettivi, togliendo, in linea di massima, oppositori e zingari. Chi legge tragga le conclusioni.

    E per finire, come cristiano, sono anche abbastanza infastidito dalle posizioni di molti fratelli nella fede che sembrano simpatizzare di più per la Palestina. Liberissimi di farlo, ma non capisco questo atteggiamento comprensivo verso Paesi che, nel migliore dei casi, sono delle dittature e, a volte, degli stati canaglia.

    saluti cordiali
    Claudio P.

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