La Danimarca è tornata in testa alla lista del World Happiness Report. I primi dieci sono paesi welferisti, pacificati, solidali, ricchi, paesi sterili e felici. La lista “stona” quando si arriva all’undicesimo posto. Ci trovi un paese da settant’anni in guerra, il simbolo stesso del terrore agli occhi di tanti occidentali: lo stato di Israele. Israele? Sì, un paese felicissimo. Un recente sondaggio rileva che il 93 per cento degli israeliani è orgoglioso di esserlo. Israele ha un tasso di fecondità di 2,65, che ne fa l’unico paese avanzato a essere in grado di compensare il ricambio. Durante la recessione globale del 2008-2012, Israele ha avuto una crescita del 14,5 per cento del pil, che ne ha fatto il più alto tasso di crescita economica dell’area Ocse. Israele produce premi Nobel, arte, cultura, start-up, scienza.

L’ultimo paese del  World Happiness Report confina con Israele: è la Siria. E lo stato ebraico fa meglio di quasi tutti i paesi europei, che non conoscono conflitti dalla Seconda guerra mondiale. In Israele si ha sempre il timore di essere scannati d’un tratto, all’improvviso. Eppure, Israele è un paese felice. E’ questo il mistero di quella che Giuseppe Saragat ebbe a definire “la sopravvivenza di Israele” dopo la guerra dello Yom Kippur? Non esiste moto di progresso nella storia della civiltà occidentale che non abbia come base l’armonia tra spirito e ragione. Forse è questo il segreto di Israele. Il paradosso di un paese minuscolo, sorto e sopravvissuto contro ogni legge della logica e della storia, mescolando modernità e tradizione, in nome di un amore per la vita che, come indica quell’undicesimo posto, ci indica l’abisso che lo separa da chi ama la morte.

Il Foglio, 19/03/2016

 

 

4 Responses to Israele, stato in guerra e felice

  1. jixiang ha detto:

    Il bello e’ che il sondaggio comprende tutti i cittadini Israeliani, inclusi gli Arabi, che non possono essere poi tanto infelici oppure avrebbero depresso la media generale.

    Comunque quando si conosce Israele, non si fa’ fatica a crederci.

  2. Claudio ha detto:

    L’articolo del foglio non fa che confermare quello che già si sa: Israele non è solo un paese felice, ma anche efficiente ed intraprendente (di cui il mondo arabo temo sia molto invidioso).

    Questo aspetto mi richiama alla mente una battuta televisiva di tanto tempo fa:

    Molti anni or sono, quando Alighiero Noschese faceva le imitazioni, in una trasmissione televisiva impersonava Helenio Herrera. A un certo punto, in un italo-spagnolo maccheronico, il colloquio prende in considerazione Israele:
    – “Digame Helenio, cosa pensa de la partita che sarà giocata contro gli undici di Israele?
    – Eres informato mal … La squadra de Israele è formata da un solo giocador … dal portiere.
    – Porqué, por risparmiar?
    – No, no, ma è un fatto de proporción … se quelli lì, uno contro dieci hanno vinto una guerra, figurati se non possono vincere una partida uno contro undici”.

    Con riferimento, ovviamente, alla guerra vinta da Israele contro l’attacco di numerosi stati arabi.

    Finché il livello “alla Brancaleone” del mondo arabo resta quella di oggi, direi che ci sono ottime speranze per Israele!

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