Prosegue fino al 20 febbraio la mostra [b]Tikkùn[/b], “Restaurazione”, titolo che il bergamasco [b]Giovanni Bonaldi[/b] ha scelto per questa sua duplice esposizione veneziana, in corso nelle due sedi di [b]Scalamata Gallery[/b] e [b]Françoise Calcagno Art Studio.[/b]

Secondo la tradizione cabalistica che fa capo ad [b]Isaac Luria[/b], "Tikkun" è la fase in cui all’essere umano spetta la ricostruzione del mondo frantumato e disperso dopo la [i]Shevirah ha-kelim[/i], la “rottura dei vasi”: una catastrofe avvenuta per disarmonia tra gli elementi che causa una caotica espansione dell’energia della Creazione. Questa immane crisi genera potenze negative che precipitano verso il basso, mescolate ai cocci, "[i]kelippot[/i]", dei vasi spezzati, e dopo di essa nel mondo nulla resterà simile a prima.

Bonaldi, che ha già realizzato lavori conseguiti a studi e sperimentazioni nel contesto filosofico (ha esposto, fra l’altro alla [b]Rocca Sforzesca di Soncino[/b] ed al [b]Museo Ebraico di Bologna e di Casale Monferrato[/b]), recupera nel proprio lavoro la concezione luriana e la struttura delle Sephiroth, le emanazioni del soffio creatore divino, per elaborare un tentativo di ricostruzione che restituisca alle cose, ai volti, ai paesaggi dignità, coerenza e armonia. L’artista utilizza disegni, oli, acrilici, modellini, installazioni e due video: 72 lavori complessivi distribuiti su due spazi espositivi situati, non a caso, nell’affascinante scenario del Ghetto ebraico veneziano.

L’arte di Bonaldi, pur restando concettuale e rifacendosi al readymade duchampiano, lascia spazio sia ad un disegno d’impronta antica, curato e nitido nei particolari, come all’esplosione cromatica di oli ed acrilici di sicuro impatto visivo.

Simbolo della sua raffinata ricerca, si evidenzia via via la lettera "[i]lamed[/i]" dell’alfabeto ebraico, analizzata nei suoi aspetti estetici e contenutistici, e da qui parte il suo Tikkun veneziano: un progetto rigoroso e coinvolgente sul significato dell’impegno umano e sul valore etico dell’azione.

Giovanni Bonaldi è nato a Serina (Bergamo) nel 1965 e si è diplomato al NABA di Milano. Monica Mazzoleni, autrice dei due video dedicati a Bonaldi e presentati nella mostra, ha sviluppato a Parigi un percorso di ricerca nel teatro-danza ed ha collaborato con l'Accademia Carrara e la Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo.

L’evento, curato da Francesca Brandes, è accompagnato da un ricco catalogo edito da Silvana Editoriale, con testi della stessa Brandes, di Rav Elia Richetti, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Venezia, di David Pavoncello e di Elio Carmi.

fino al 20 febbraio
lunedì/giovedì 14.30 – 18.30
venerdì e domenica 10.00 – 12.30
[b]Françoise Calcagno Art Studio[/b], Campo del Ghetto Nuovo 2918 Venezia
[b]ScalaMata Gallery[/b], Calle del Ghetto Vecchio 1236 Venezia

 

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