[b]In mostra al Museo Ebraico di Bologna le opere dell'artista lituana Antonietta Raphael[/b]

In occasione del [b]centesimo anniversario della Festa della Donna[/b], il [b]Museo Ebraico di Bologna[/b] allestisce questa mostra dedicata all'artista ebrea lituana [b]Antonietta Raphael,[/b] presentandone tutto il complesso percorso creativo, e rivelandone le fondamentali ispirazioni: l'ebraismo, il sogno e la maternità.

Il percorso espositivo consente di ammirare le grandi tele della "[b]Lamentazione di Giobbe[/b]" e del "[b]Quarto giorno della Creazione[/b]", che testimoniano l'importanza dell'educazione ebraica ricevuta soprattutto dal padre, rabbino ortodosso, i dipinti a tema floreale, espressione di una femminilità intensa e vivace, i ritratti e le sculture dedicate alle figlie, e le opere in cui traspaiono i temi classici mitologici o dove l'artista riprende ed elabora i propri sogni, annotati volta per volta su di un diario.

[b]Antonietta Raphael De Simon [/b]nasce a [b]Kowno[/b] nel 1895 da una famiglia di ebrei chassidici, e nel 1905,dopo la morte del padre, lascia la Lituania a causa dei continui pogrom, per trasferirsi a Londra, dove frequenta il British Museum e sembra conosca gli scultori [b]Ossip Zadkine[/b] e [b]Jacob Epstein[/b].

Successivamente si sposta a Parigi, ed infine a Roma, dove incontra [b]Mario Mafai[/b], che diverrà suo marito e con il quale intraprende un lungo percorso di ricerca artistica insieme all'amico [b]Gino Bonchi,[/b] dando vita alla "[b]scuola di via Cavour[/b]", un gruppo di giovani artisti intenzionati a rinnovare il mondo dell'arte contrastandoo la dominante tendenza neoclassica del periodo.

Negli anni trenta, quando il gruppo si scioglie a causa di contrasti interni, Antonietta lascia la pittura per dedicarsi alla scultura, attività in cui proseguirà anche nel periodo della guerra quando, a causa delle leggi razziali, si rifugia a Genova, ospite del collezionista [b]Alberto Della Ragione[/b]. Nel 1948 espone alla Biennale di Venezia, alternando in seguito le sculture alle opere pittoriche.

Anticonformista e volutamente al di fuori da ogni convenzione sociale, Antonietta esprime una femminilità personalissima e originale: è una donna colta e studiosa, viaggia da sola, non ama cucinare, sceglie un abbigliamento pratico o stravagante, secondo le occasioni. Questo suo modo di essere, evidente anche nella sua opera scultorea, non passa inosservato nell'Italia conservatrice del periodo fascista: "[i]Lei non è scultrice, signora: è scultore[/i]" le dirà [b]Marino Marini[/b] nel 1938.

L'arte di Antonietta appare come una splendida rivelazione della sua anima, rappresentata sia nella dimensione più gioiosa, solare e irruente, sia in quella più riflessiva e severa, derivata dalla sua profonda cultura e dalla vita difficile del suo popolo.

[b]Antonietta Raphael – La magia del colore[/b]
Museo Ebraico di Bologna – Via Valdonica 1/5 –
Vernice: [b]6 marzo ore 18[/b] – Prosegue fino al 6 aprile
Orario: domenica/giovedì 10/18 – venerdì 10/16
Chiuso il sabato e nelle festività ebraiche

 

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