[b]Inviataci dal nostro socio Bruno Paolillo, la mozione presentata oggi, 21 aprile 2008, al Consiglio Comunale di Varese per richiedere l'intitolazione del giardino pubblico cittadino visibile in foto alla memoria di Giorgio Perlasca, "grande italiano e Giusto delle nazioni".[/b]

[b]INTITOLAZIONE DEL GIARDINO PUBBLICO UBICATO ALL’INCROCIO TRA LE VIE “ATTO VANNUCCI” E “PADRE G. B. AGUGGIARI” ALLA MEMORIA DI GIORGIO PERLASCA GRANDE ITALIANO E “GIUSTO DELLE NAZIONI”[/b]

[i]In questi tristi tempi di odi razziali e violenze, nei quali bestemmiando il nome di Dio si versa sangue innocente…
In questi bui periodi nei quali gli anziani ed i deboli troppo spesso vengono considerati non con il debito rispetto, bensì con fastidio ed irrisione…
In queste oscure stagioni in cui i bambini e gli stessi infanti sempre più frequentemente vengono fatti oggetto non di tenerezza, ma di bestiale violenza e libidinose perversioni…
In tali tempi, insomma, in cui corre con sempre maggior cogenza la necessità di offrire alti esempi e riferimenti certi alle giovani generazioni perché sappiano riconoscere nell’amore e nel sacrificio verso il loro prossimo gli autentici scopi per cui vale la pena di vivere la vita, proponiamo l’intitolazione del nuovo giardino che sorge tra le vie Aguggiari e Vannucci, a Giorgio Perlasca – Il giardino dei Giusti. [/i]

[b]Quella di Giorgio Perlasca è la straordinaria vicenda di un uomo che, pressoché da solo, nell’inverno del 1944 spacciandosi per console spagnolo riuscì a salvare migliaia di innocenti da un assurdo sterminio voluto dalla follia nazista.[/b]

[b]LA VITA[/b]
Giorgio Perlasca nacque a Como il 31 gennaio 1910.
Negli anni Venti aderì con entusiasmo al fascismo, in particolar modo alla sua versione dannunziana e nazionalista, tanto che per sostenere le idee di D’Annunzio litigò pesantemente con un suo professore che aveva condannato l’impresa di Fiume, e per questo motivo fu espulso per un anno da tutte le scuole del Regno.
[i]
Gli anni Trenta[/i]
Coerentemente con le sue idee, partì come volontario prima per l’Africa Orientale e poi per la Spagna.
Tornato in Italia al termine della guerra civile spagnola, entrò in crisi il suo rapporto con il fascismo.
Ciò essenzialmente per due motivi: l’alleanza con la Germania nazista, contro cui l’Italia aveva combattuto solo vent’anni prima, e le leggi razziali entrate in vigore nel 1938 che sancivano la discriminazione nei confronti di uomini e donne considerati “inferiori” e sub-umani solo perché appartenenti ad altre razze.
Abbandonò allora il partito fascista.
L’Armistizio tra l’Italia e gli Alleati (8 settembre 1943) lo colse a Budapest: sentendosi vincolato dal giuramento di fedeltà prestato al Re, Perlasca rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, e venne quindi internato per alcuni mesi in un castello riservato ai diplomatici da cui successivamente riuscì ad evadere quando, usando abilmente carta intestata e timbri autentici, compilò di suo pugno la propria nomina ad Ambasciatore spagnolo, e la presentò al Ministero degli Esteri ungherese, dove le sue credenziali furono accolte senza riserve.

[i]Dicembre 1944 – Gennaio 1945: i 45 giorni di “Jorge Perlasca”[/i]
Pur avendo tra le mani la possibilità di mettersi in salvo, Perlasca restò a Budapest.
Nelle millantate vesti di diplomatico resse pressoché da solo l’Ambasciata spagnola, organizzando l’incredibile “impostura” che lo portò a proteggere, salvare e sfamare giorno dopo giorno migliaia di ungheresi, per lo più (ma non solo) di religione ebraica, disumanamente ammassati in orrende “case protette” lungo il Danubio, tutelandoli dalle incursioni naziste, recandosi quotidianamente alla stazione per cercare di recuperare quanti già pronti per la deportazione nei lager della Germania hitleriana, trattando ogni giorno con il Governo ungherese e le autorità tedesche di occupazione, rilasciando migliaia di salvacondotti a rischio di poter essere smascherato ad ogni istante, così ponendo continuamente a rischio la propria vita, pur di riuscire a salvare quella del proprio prossimo.

[i]Il ritorno a casa[/i]
Dopo l’entrata in Budapest dell’Armata Rossa, Giorgio Perlasca venne fatto prigioniero.
Liberato dopo qualche giorno, e dopo un lungo e avventuroso viaggio attraverso i Balcani e la Turchia riuscì finalmente a rientrare in Italia ove divenne un “uomo qualunque”, conducendo una vita normalissima.
Chiuso nella propria riservatezza non raccontò a nessuno, nemmeno in famiglia, la sua storia di coraggio, altruismo e solidarietà.

[i]Gli anni Ottanta: la scoperta di un uomo Giusto[/i]
Solo grazie ad alcune donne ungheresi, ragazzine all’epoca delle persecuzioni, che attraverso un giornale di Budapest ricercarono notizie del diplomatico spagnolo che durante la seconda guerra mondiale le aveva salvate, la vicenda di Giorgio Perlasca è uscita dal silenzio.
Le testimonianze dei salvati sono giunte a migliaia, e sotto pressione dei giornali, delle televisioni e dell’opinione pubblica internazionale, lo stesso Perlasca ritenne giusto iniziare a recarsi nelle scuole per raccontare quel che aveva compiuto e, soprattutto, tutto ciò cui aveva assistito.
Non certo per protagonismo, ma proprio perché riconobbe che è necessario rivolgersi alle giovani generazioni affinché tali follie non abbiano mai più a ripetersi.

Giorgio Perlasca è morto il 15 agosto del 1992.

Emersa dopo un silenzio durato quasi mezzo secolo, la storia di questo “eroe per caso”, il cui nome oggi si trova a Gerusalemme tra quello dei “Giusti delle Nazioni”, dimostra che per ogni individuo è sempre possibile assumersi la responsabilità personale per la difesa della vita e dell’umanità.

I Giusti, secondo quanto messo in rilievo dal museo dell’Olocausto di Gerusalemme (lo Yad Vashem), sono quegli uomini che hanno saputo individuare il male, e hanno rischiato la loro vita per salvare delle altre vite minacciate da un progetto totalizzante di tipo politico, sociale o religioso. E ciò indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione, o dal credo politico dei perseguitati.

A ciascuno di questi uomini lo Yad Vashem ha dedicato un albero nel “Giardino dei Giusti”: uno di questi porta il nome di Giorgio Perlasca.

Una volta emersa la vicenda, Giorgio Perlasca ha ricevuto numerose onorificenze: Israele gli concede la cittadinanza onoraria; nel 1989 viene proclamato, primo tra gli italiani, “Giusto tra le Nazioni”; l’Italia gli conferisce la Medaglia d’Oro al Valor Civile ed il titolo di Grande Ufficiale della Repubblica (la più alta onorificenza prevista dal nostro ordinamento); l’Ungheria gli assegna la massima onorificenza nazionale, la Stella al Merito, durante una sessione speciale del Parlamento; la Spagna, gli ha conferito l’onorificenza di Isabella la Cattolica; gli Stati Uniti nel 1990 lo invitano a posare la prima pietra del Museo dell'Olocausto di Washington.

Innumerevoli sono anche i riconoscimenti di associazioni e fondazioni private, così come in moltissime città italiane vi sono vie e piazze che portano il suo nome.

Il 28 e 29 gennaio 2002, in coincidenza del Giorno della Memoria istituito da una recente legge italiana in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico, RaiUno in prima serata ha trasmesso il film tv “Perlasca. Un eroe italiano”.

Questo film in due puntate, frutto di una co-produzione tra Rai Fiction e France 2, ha fatto conoscere al vasto pubblico la straordinaria figura di Giorgio Perlasca, insegnando a milioni di persone cosa significhi essere veramente un “Giusto”.

Particolarmente significativa risulta quindi l’intitolazione a Giorgio Perlasca – Il giardino dei Giusti del parco alberato che, sito all’incrocio tra Viale Aguggiari e la Via Atto Vannucci, è posto proprio in fregio alla Chiesa dedicata alla memoria di Padre Massimiliano Kolbe, altra altissima e nobile figura, esempio di altruismo, che sacrificò la propria esistenza per salvare quella altrui dalla barbarie del fanatismo e delle persecuzione nazista.

[i]Varese, lì 11.10.2007
Bruno Paolillo[/i]

 

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