[b]di Rolla Scolari[/b]

«La vita è troppo breve e non c'è tempo per affannarsi e combattere, amici, we can work it out, possiamo trovare una soluzione», cantavano i [b]Beatles[/b] molto tempo fa e cantavano assieme nel 2002 [b]Noa[/b] e [b]Mira Awad[/b], la prima cantante ebrea israeliana, la seconda cantante e attrice arabo-israeliana, di religione cristiana. Ora la guerra a Gaza rischia di dividere il duo.

Negli anni della Seconda Intifada le due artiste apparivano in un video e ai loro visi si alternavano le ambulanze della Magen David Adom, l'equivalente della Croce rossa israeliana, accorse sui luoghi di diversi attentati. Oggi sono al centro di una polemica poco artistica e molto politica. Sono state appena scelte dall'Autorità di radiodiffusione israeliana per rappresentare il Paese all'Eurovision, festival musicale internazionale cui partecipa un cantante o un gruppo per ogni nazione. In Israele, i giovani impazziscono per l'evento e non c'è artista che non ambisca a un tale palcoscenico.
Noa e Mira, un'ebrea e un'araba, sono state scelte anche per l'implicito messaggio di «pace» e «coesistenza» che simboleggiano. Proprio questo ha fatto infuriare un gruppo di intellettuali palestinesi e arabo-israeliani che hanno spedito una lettera aperta al sito del quotidiano Yedioth Ahronoth chiedendo a Mira Awad di non rappresentare Israele nella competizione internazionale. «Per favore, per i bambini di Gaza e il futuro di ogni bambino di questa terra – arabo o ebreo – non essere complice della macchina assassina», si legge nel documento, che parla di «propaganda israeliana».
Tra i firmatari, nomi noti nel mondo del cinema e della canzone israeliano e palestinese: Amal Murkus è una cantante e attrice, nota femminista che ha preso posizioni dure contro i fondamentalisti islamici che si sono in passato opposti alle sue performance: Mohammed Bakri è il regista del contestato documentario «Jenin Jenin» sull'operazione israeliana nella città della Cisgiordania, nel 2002; Nizar Hassan è un regista e professore in un'università israeliana che ha fatto recentemente parlare di sé rifiutandosi di tenere una lezione quando uno studente entrò con l'uniforme di Tsahal; Yael Lerer è un editore ebreo israeliano che traduce letteratura araba in ebraico… Le due cantanti non rilasciano dichiarazioni, parla il loro produttore, Ofer Pesenzon: «Chi parla di propaganda può vivere con il suo odio. Noi andremo avanti con il dialogo».

 

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