[b] Stefano Magni

L'Opinione
Oggi alle 15.30[/b]

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si è specializzato nel guastare le feste. Ogni volta che viene annunciata la ripresa del processo di pace nel Medio Oriente, lui annuncia la fine dell’“entità sionista”. Ogni volta che un presidente degli Stati Uniti annuncia un progresso nella pace del mondo, lui promette guerra, come è avvenuto ieri.

Alla vigilia della firma del trattato Start a Praga (per la riduzione delle armi nucleari strategiche statunitensi e russe), Ahmadinejad ha commentato a modo suo l’annuncio della nuova politica nucleare americana. Benché la dottrina atomica di Obama sia molto più prudente delle precedenti (esclude, ad esempio, una rappresaglia nucleare statunitense contro eventuali aggressori non nucleari), gli Usa si riservano il diritto di rispondere con l’atomica ad atti di aggressione di Paesi, come l’Iran o la Corea del Nord che hanno violato il Trattato di Non Proliferazione. A questa dottrina, Ahmadinejad ha risposto a modo suo. “Obama ha minacciato di (utilizzare) armi nucleari e chimiche contro quegli Stati che non si sottomettono all'ingordigia degli Stati Uniti. Faccia attenzione: se seguirà la strada del signor (George W.) Bush, la risposta dei Paesi da lui indicati sarà da rompere i denti, esattamente come con Bush”.
Il problema è che alle parole di Ahmadinejad seguono i fatti. Perché nel Medio Oriente, l’Iran è in grado di finanziare e fomentare le azioni di Hezbollah e Hamas contro Israele. Dunque il regime di Teheran è realmente in grado di rovinare il processo di pace, ogni volta che questo compie progressi. Nella politica mondiale, l’Iran non ha altrettanto potere. Ma potrebbe ben presto averlo, nel momento in cui si doterà dell’arma nucleare. Su questo punto, Obama è almeno in parte responsabile. Perché, contrariamente a George W. Bush, il cui obiettivo era la prevenzione di un Iran nucleare, questo presidente ha dato per scontato che Teheran si doterà di armi atomiche. Lo ha dichiarato in quella stessa intervista al New York Times (dell’altro ieri) che ha mandato su tutte le furie Ahmadinejad. Per Obama, il problema iraniano va affrontato con una strategia di contenimento (in stile Guerra Fredda), non di prevenzione. Contrariamente a Bush, Obama punta alle sanzioni contro le violazioni iraniane della non proliferazione, ma esclude l’opzione militare. Se l’Iran avrà la bomba atomica e potrà “guastare le feste” al mondo intero, invece che al “solo” Medio Oriente, insomma, sarà anche colpa dell’attuale politica americana. Sempre che Israele non decida di passare, da solo, dalle sanzioni alla prevenzione militare. Attirandosi l’ira dell’opinione pubblica mondiale, magari, ma salvando se stesso dalla possibile minaccia di annientamento.
L'Opinione 8 aprile 2010

 

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