Testata: Informazione Corretta
Autore: Ugo Volli

Riprensiamo da MOKED questo commento di Ugo Volli, che abbiamo
titolato “Egitto, Turchi, Europa: perchè gli ebrei, perchè Israele”, che
giudichiamo uno strumento molto utile per spiegare come nasce, si sviluppa e arriva sino ad oggi l’antisemitismo, diventato antisionismo dopo la rinascita di Israele.
Consigliamo ai nostri lettori di farlo circolare il più
possibile
, Volli spiega in maniera chiara e succinta perchè un odio antico
ha rimesso le radici nel mondo contemporaneo.

Nonostante anni di allenamento, è difficile non lasciarsi abbattere
dall’intensità del sentimento antisemita/antisraeliano.
Il senso di ferita
personale è sempre fortissimo. La domanda sul perché dell’odio, dell’energia
emotiva scaricata in questo sentimento distruttivo, va ben al di là dei suoi usi
politici e della sua funzionalità sociale.
Per esempio è chiaro che per i
regimi arabi, prima e dopo questo ciclo di agitazioni (ma anche prima o dopo di
quello precedente che quarant’anni fa portò al potere i regimi nazionalisti in
Egitto, Siria, Iraq ecc) hanno usato l’antisemitismo, l’hanno trasformato in
odio per Israele e hanno suscitato pogrom e violenze di ogni tipoi, per
distrarre le masse arabe dalla loro miseria, per unificare i loro paesi contro
un nemico esterno, in sostanza per  mantenere il loro potere.
E’ chiaro che
la Turchia e l’Egitto oggi stanno facendo lo stesso gioco.
Ma la questione
logicamente precedente è perché, fra i mille obiettivi possibili di odio sia
stato scelto quasi sempre l’ebreo, il che equivale a chiedersi perché le masse
islamiche siano da decenni (da ben prima dell'”occupazione”) particolarmente
pronte a odiare piuttosto gli ebrei, nemici immaginari, ancor più che  altri
soggetti con cui la guerra era reale,  i contrasti materiali.
La Turchia che
è in guerra coi curdi si mobilita in questo momento contro Israele; l’Egitto che
viene da una rivolta tutta interna contro la corruzione e ha interessi
strategici in conflitto con l’Iran e la Turchia, se la prende con gli unici
ebrei che riesce a identificare sul suo territorio, i diplomatici
israeliani.

La stessa domanda si può fare ovviamente per l’Europa, dove
pure lo sfruttamento statale dell’antisemitismo è da qualche tempo assai meno di
moda.
Perché in piena crisi economica e sociale un teppista deve prendersi la
briga di individuare un cimitero ebraico a Venezia su cui disegnare una
svastica? Perché su due muri vicino alla mia università, a Torino, con lo scopo
non di denigrare gli ebrei, ma la squadra di calcio del Torino e una nota
bevanda gassata si poteva leggere fino a qualche tempo fa e forse ancora oggi
“Toro ebreo” (ad uso degli italiani) e “Coca cola yahud” (per i lettori
arabofoni)? Perché “ebreo” è un insulto usato da tutte le tifoserie del calcio e
del basket? Perché, voglio dire, dovrebbe essere un insulto?
Perché Israele
continua a suscitare oggettivamente più odio di tutti i regimi più criminali del
mondo? Perché in questi giorni di stragi continue in Siria e di prudentissime
reazioni israeliane al terrorismo si sono mossi a Londra dei manifestanti a
disturbare un concerto della certamente non troppo politicizzata orchestra
filarmonica israeliana in quel tempio della cultura che è il Victoria and
Alberta Hall, e nessuno in tutto il mondo davanti a un’ambasciata siriana?
Certo, gli orchestrali erano ebrei…
Perché la Turchia, che spara ai curdi
in territorio iracheno e fa comunicati stampa per vantarsi dei numeri dei morti,
che occupa uno stato straniero e vi tiene in esercizio un muro, che nega il
genocidio armeno, che è stata sconfessata da una commissione di inchiesta
dell’Onu (quindi certo non filoisraeliana), si permette con Israele toni
arroganti da politica della cannoniere, sicura di ottenere la simpatia generale?

La spiegazione di tutti questi episodi, che sono di oggi, non degli anni
Trenta, non si può ridurre nei puri dati politici, nel conflitto statale o
territoriale che oppone Israele ai palestinesi, nel riflesso meccanico dei
vecchi schieramenti per cui la sinistra ha ereditato senza rendersene conto le
coordinate geopolitiche di Stalin e prosegue a giudicare buoni i vecchi alleati
dell’Urss e cattivi gli alleati dell’America.
Non è solo la commissione dei
diritti umani dell’Onu, alla cui presidenza fino a un paio di mesi fa sedeva la
Libia e che produceva praticamente solo risoluzioni antisraeliane; non sono solo
gli ambigui legami nero-rosso-verdi fra neonazisti, neocomunisti, islamisti; ma
l’opinione collettiva maggioritaria in Italia, in Europa (per non parlare dei
paesi musulmani), che in maggioranza, e nella maggioranza più “illuminata”, ha
in Israele se non proprio esplicitamente negli ebrei il nemico che gli piace di
più odiare?

Le spiegazioni date all’antisemitismo nella storia sono
naturalmente moltissime, le abbiamo tutti studiate e molte volte sentite
ripetere.
Ma  a me sembra che oggi ancora ci sia in questo sentimento
condiviso un forte nucleo politico-teologico; che non ci troviamo di fronte a un
odio laico, interessato, razionale, ma una proiezione ben più potente delle
identità collettive, se non proprio delle religioni.
E soprattutto credo che
noi dobbiamo individuare nelle sue forme attuali una reazione all’emancipazione,
alla pretesa intollerabile proprio perché politica, da parte di un popolo
teologicamente “inferiore”, di essere come gli altri, di vivere la sua identità,
soprattutto di avere uno stato.
Nel diritto islamico tradizionale gli ebrei
sono considerati dei semischiavi, “dhimmi”, che possono sopravvivere in mezzo ai
musulmani solo pagando una tassa speciale e accettando uno stato di umiliazione
permanente (non portare armi o usare cavalli, non avere case più alte, non avere
impiegati islamici, portare certi segni sulle vesti ecc.).
Nel mondo
cristiano gli ebrei “deicidi” erano stati condannati già da dai primi secoli
(per esempio da Agostino di Ippona) a vivere sì, ma in uno stato analogo di
umiliazione, per testimoniare insieme con la loro fede della verità dell'”Antico
testamento” e con il loro infelice destino della “punizione” per loro “colpa” –
ora queste posizioni restano sommerse nelle voci maggioritarie della Chiesa, ma
riemergono a tratti, fra i tradizionalisti, i vescovi arabi, i cattolici di
sinistra e influenzano in maniera poco consapevole le posizioni di
molti.

Che i dhimmi, i deicidi, coloro che si ostinano insieme a non
volersi convertire al cristianesimo e neppure all’islamismo, abbiano la pretesa
di vivere liberi pacifici e produttivi e addirittura in un loro stato, è un
affronto intollerabile – ancor più dell’ “occupazione” di una terra che anche la
Chiesa e anche l’Islam rivendicano come sacra per loro.
E’ la libertà degli
ebrei, il loro rifiuto di essere vittime, la loro capacità di realizzare una
vita autonoma e uno stato loro, il loro stesso successo, a infastidire e
offendere gli islamici (che se la prendono anche coi cristiani, quando possono)
e in Occidente certe parti del mondo cristiano e anche laico, ma di cultura, non
solo i reazionari, ma anche molti “progressisti”, che travestano nella loro
coscienza il sentimento antisemita con l’amore per gli oppressi e la “giustizia”
– naturalmente imitati da settori altrettanto “progressisti” del mondo ebraico.

Con l’intreccio di questa teologia politica, oltre che con il cinismo di
dittatori e altri politici noi ci troviamo a dover fare i conti oggi, in uno dei
momenti più difficili e rischiosi della storia recente del popolo ebraico.

 

One Response to Egitto, Turchia, Europa: perchè gli Ebrei, perchè Israele.

  1. michele ha detto:

    Giulietto Chiesa, in una lunga intervista a Rai news sulla commemorazione dell’undici settembre, ha tranquillamente parlato di complotto e nell’elencare 5 mandanti, ha nominato due volte il Mossad. Quindi 2/5 dei complottisti sarebbero ebrei, israeliani. Ora se un giornalista italiano che lavora anche per una sorta di “confindustria” russa, si può permettere di divulgare queste sue idee, non mi viene difficile pensare come la “centrale dell’antisemitismo” possa operare,ormai da decenni nel mondo e creare, con crescita esponenziale, spaventose masse di gente che odia i dhimmi, i deicidi, i colpevoli di tutti i problemi del mondo.
    Caro Prof. Volli, la frase che chiude il suo articolo credo proprio sia la sintesi più lucida di ciò che sta accadendo : stanno tentando di accerchiare Masada, ma non si deve permettere che cada di nuovo.

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