Il regime laico di Mubarak vietava di indossare, in tv, il simbolo religioso. I Fratelli musulmani promettono: “Presto altre come lei”.

È il volto del nuovo Egitto. Quello della rivoluzione e dei Fratelli Musulmani.

Quello, stando alle promesse, della libertà e della democrazia. Peccato che quel volto sia il viso di una donna imprigionata in un velo. Di una militante islamista con in tasca la tessera dei Fratelli Musulmani. Di una giornalista promossa a presentatrice della televisione di stato grazie alla fede religiosa e all’allineamento all’ideologia dei nuovi potenti. Per gettare la maschera e cancellare le illusioni di tanti compatrioti il presidente Mohamed Morsi e i Fratelli Musulmani scelgono il telegiornale dell’ora di pranzo.

A mezzogiorno di domenica milioni di telespettatori sintonizzati sulle notizie di Channel 1, il Tg Uno egiziano, strabuzzano gli occhi, controllano sorpresi la sintonia. Per la prima volta in 50 anni di televisione di stato si ritrovano davanti una presentatrice con i capelli e la nuca fasciati in un velo bianco ed il resto del corpo avvolto in una lugubre tunica nera. Lei, la giornalista non è certo una sconosciuta. Si chiama Fatma Nabil e due anni fa c’ha già provato. Allora le leggi della televisione di stato erano, però, quelle dell’Egitto laico e anti fondamentalista volute da Nasser, rispettate da Sadat e perpetuate da Hosni Mubarak. Così la giornalista tutta penna e Corano, convinta di poter disattendere le regole e leggere a capo coperto le notizie dell’allineatissimo Channel 1 era stata subito bloccata. Ed allontanata. Per due anni la pasionaria dell’informazione islamista aveva fatto buon viso a cattivo gioco accettando un posto di ripiego negli studi di Misr25, l’emittente privata finanziata e gestita dalla Fratellanza Musulmana. Ma ora caduto Mubarak, eletto Morsi, messi da parte il Feldmaresciallo Tantawi e gli ultimi vecchi arnesi del regime ecco arrivata l’ora della riscossa.

Grazie all’interessamento del presidente Mohamed Morsi e del ministro dell’informazione Salah Abdel-Maksoud, tetragono gerarca della Fratellanza Musulmana, Fatma Nabil si ritrova reintegrata nei ranghi della tv di stato e promossa a volto nuovo dell’informazione governativa. In quella mossa non c’è solo la protervia di un regime allo stato embrionale pronto a governare con la stessa arroganza di chi lo ha preceduto. C’è molto di peggio. C’è la volontà di snaturare l’immagine del vecchio Egitto, di omologarla ai canoni del fondamentalismo islamico. Una volontà neppure dissimulata dall’allineatissimo ministro dell’Informazione che annuncia l’imminente apparizione sugli schermi di stato di almeno altre tre donne agghindate con tutti i sacri crismi dell’ideologia islamista. A suo dire quell’imminente sfilata di veli e hijab rappresenta «l’applicazione della giustizia nel settore dell’informazione». A quale giustizia alluda e s’ispiri il ministro Salah Abdel-Maksoud molti egiziani già lo sanno. Da quando ha in mano l’editoria di stato, ha nominato una cinquantina di direttori di testata rigorosamente allineati alle posizioni fondamentaliste e prontissimi a censurare qualsiasi articolo o commento in contrasto con la linea dei Fratelli Musulmani. In pratica, come denunciano da un mese le organizzazioni dei giornalisti egiziani, sta trasformando l’editoria di stato nella voce della Fratellanza Musulmana. Con la televisione si propone di far anche di meglio.

«Perché mai dovremmo condannare l’uso del velo quando il 70 per cento delle donne egiziano lo indossa? – si chiede lo zelante ministro in un’intervista al quotidiano Al Masri Al Youm – la vera vergogna non è questa, ma che le donne velate vengano messe in onda su tutti i canali arabi e non possano comparire su quelli egiziani». La trasformazione dell’Egitto incomincia insomma dalla televisione. Per l’imposizione della sharia e la nascita di un nuovo stato confessionale basterà forse attendere le prossime puntate.

Da: IlGiornale.

 

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