Per otto giorni consecutivi a metà del mese di novembre Israele è stato sottoposto a una pioggia di missili lanciati da Hamas dalla Striscia di Gaza allo scopo di colpire la popolazione civile nella regione meridionale del paese. Almeno un terzo (421) dei 1506 missili arrivati sono stati abbattuti dal sistema di difesa “Kippat barzel” (cupola di ferro), divenuto operativo nel mese di marzo del 2011. Quattro batterie sono state dislocate nel sud di Israele e una quinta è arrivata nella zona metropolitana di Tel Aviv nei primi giorni di novembre, pochi giorni prima dell’inizio delle operazioni belliche.
La “cupola di ferro”, arrivata quasi per miracolo al momento giusto, ha una lunga storia. Nel 2005 fu pubblicata dal Ministero della Difesa una gara per proporre soluzioni di difesa di fronte ai missili palestinesi del tipo Kassam. Nel novembre 2006 si riunì una commissione per esaminare le proposte. Dopo qualche settimana il capo della commmissione, Nagel, propose al ministro della Difesa Amir Peretz la “cupola di ferro”. Tale proposta incontrò subito una vivace opposizione da parte di coloro che avevano proposto sistemi diversi a base di raggi laser o cannoni anti-missili. Un progetto concorrente israelo-americano denominato Nautilus suscitò una feroce battaglia ma dopo avervi investito centinaia di milioni di dolllari esso non è riuscito ad abbattere che pochi missili.
Nonostante le opinioni contrarie Peretz acccettò la proposta di Nagel e approvò lo sviluppo della “cupola di ferro” offrendo un modesto acconto di 40 milioni di shekel. Questa decisione suscitò un vespaio di proteste da parte di coloro che volevano procedere con metodi diversi o in direzione dei satelliti artificiali. Peretz lottò con tutte le sue forze per dare la priorità assoluta alla difesa della popolazione civile. Nel febbraio 2007 una modesta cerimonia segnò l’inizio del progetto. Secondo Peretz ebbe inizio allora una campagna di stampa per provare che la “cupola di ferro” era un’idiozia, con articoli sui giornali sulla sua presunta megalomania e isteria. Non mancarono gli interventi di ministri, alcuni dei quali manovrati da motivi commerciali dei concorrenti.
Nel giugno 2007 Pinhas Buhris divenne direttore del Ministero della Difesa israeliano e decise di verificare il concorrente Nautilus. A questo scopo andò negli Stati Uniti ma il sistema non era pronto né funzionante e mancava una valutazione del costo.
Più di recente, circa un mese fa, alcuni hanno dichiarato che la “cupola di ferro” non avrebbe potuto colpire razzi lanciati da decine di chilometri di distanza. Invece è riuscita a colpire razzi diretti a Beer Sheva e Ashdod e perfino quelli diretti a Tel Aviv. Il sistema che usa i cannoni spara proiettili sui razzi. Ci vorrebbero 30 cannoni per difendere Beer Sheva o Ashdod: un numero assurdo.
Nel giugno 2007 Amir Peretz diede le dimissioni e Ehud Barak lo rimpiazzò come ministro della Difesa. Barak e l’allora premier Ehud Olmert decisero nel dicembre dello stesso anno di stanziare 811 milioni di shekel per la “cupola di ferro.” Olmert ha affermato in questi giorni: “Amir Peretz ha dato un contributo importante per giungere all`approvazione di questo progetto. Tutti coloro che schernirono la nomina di Peretz a ministro della Difesa e la criticarono possono adesso valutare diversamente”.
Questo è forse il punto fondamentale di tutta la discussione pubblica in merito: ossia, può un civile come Peretz assolvere le funzioni di ministro della Difesa? A mio parere la risposta è affermativa. Non solo, direi di più. Il ministro in questione non deve essere, secondo chi scrive, un super-generale. E’ un civile infatti che può apportare idee nuove a dare il giusto peso alle necessità della popolazione civile.
Verso il 2006, alla fine della seconda guerra del Libano, vennero presi in considerazione sia il progetto israeliano “cupola di ferro” sia quello americano “Nautilus”. Il riesame portò la direzione dello sviluppo di nuovi sistemi d’arma a rinnovare la decisione di continuare lo sviluppo della “cupola di ferro”. In Israele “Rafael”, un`emanazione industriale della Difesa, prese prestiti di centinaia di milioni di shekel dalle banche per completare quanto stanziato nel bilancio statale. Ma i soldi non bastavano. Secondo alcuni fu Singapore a riempire le casse: questo Stato d’altronde è in tensione continua coi suoi vicini e rafforza le abitazioni dei cittadini con camere blindate.
Nel 2008 gli Stati Uniti inviarono un gruppo di esperti nella difesa antiaerea per esaminare la “cupola di ferro” nella speranza di ottenere dei finanziamenti, ma il responso fu del tutto negativo e rimasero increduli sulla possibilità di realizzare il progetto. Ma i tecnici di Rafael continuarono sulla loro strada e apprezzarono meglio la situazione strategica specie dopo aver visto la cittadina israeliana di Sderot (da dove viene Peretz), nei pressi della Striscia.
Nel 2009, durante l’operazione militare “Piombo fuso”, i dirigenti del ministero della Difesa vennero nel Kibbutz Zikim, adiacente a Gaza, per discutere coi sindaci delle cittadine vicine. Questi ultimi firmarono un appello contro la “cupola di ferro” dopo essere stati convinti da coloro che avevano interessi pecuniari nel sistema Nautilus. Alla fine i sindaci si convinsero che il sistema israeliano poteva funzionare. Il primo lancio ad avere successo è dell’aprile 2009. Nel maggio 2010 il presidente Obama approvò lo stanziamento di 295 milioni di dollari per l’acquisto dielle prime quattro batterie. La prima entrò in funzione nel marzo 2011 e dopo un mese iniziò a colpire i razzi palestinesi lanciati contro Beer Sheva. Quattro batterie entrarono in servizio e recentemente ad esse si è aggiunta, a Tel Aviv, la quinta. Finora la prova sul campo è stata positiva e quest’ultima batteria ha avuto circa il 100 per cento di successi. Sono stati appportati dei miglioramenti significativi, uno dei quali rende ancora più facile colpire con precisione l`obiettivo e utilizza tecniche elettro-ottiche nuove. Un missile anti-aereo costa un milione di dollari, mentre il missile di cupola di ferro costa solo un decimo di questa somma.

Sergio Minerbi, diplomatico.

(L`autore si è basato sull’articolo “Guerra di stelle” di Amir Shohan e Amira Lam, apparso su “7 giorni” allegato al quotidiano Yediot Aharonot del 23.11.2012)

Da:moked/מוקד

 

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