Nei giorni scorsi la “stampa internazionale” e quella mainstream hanno dedicato titoloni e “illuminate analisi” su quello che sembrava essere una sorta di obiezione di coscienza di un certo numero di riservisti appartenenti alla famosa Unità 8200, una unità d’elite della intelligence dell’IDF (la descrizione è risicata ma ci vorrebbe un articolo apposta per spiegare cos’è realmente. Qualcuno la paragona alla NSA americana).

Fatto sta che il fatto che 43 ex riservisti della Unità 8200 avessero inviato una lettera aperta nella quale contestavano il modo di operare di tale unità aveva dato il via a titoli del tipo “l’Unità 8200 si ribella” (la Repubblica) e altri titoloni simili su molti media come se tutta l’Unità 8200 si fosse improvvisamente ribellata. Peccato che quei 43 firmatari non siano affatto appartenenti alla Unità 8200 settore intercettazioni o vi hanno ricoperto ruoli marginali e quei pochi che hanno avuto l’onore di servirvi lo hanno fatto molti anni fa. Bastava informarsi presso i comandi militari è la cosa sarebbe stata subito smascherata.

Noi lo abbiamo fatto e la risposta ce abbiamo avuto è stata lapidaria. Su 43 firmatari della lettera solamente otto hanno fatto parte della Unità 8200 settore intercettazioni e hanno partecipato a intercettazioni su terroristi palestinesi. Altri otto non hanno proprio mai fatto parte della Unità 8200. La maggior parte dei firmatari della lettera, tra cui il Maggiore che risulta come primo firmatario, pur essendo all’interno della Unità 8200 non erano nemmeno nel settore intercettazioni per cui parlano di qualcosa che non conoscono. 15 dei firmatari pur appartenendo alla riserva non sono mai stati richiamati in servizio dopo il congedo e la maggioranza non è stata richiamata negli ultimi sei anni. Solamente tre dei firmatari hanno prestato servizio negli ultimi due anni e mezzo. Alcuni dei commenti inseriti nella lettera erano riferiti addirittura alla Operazione Piombo Fuso ma fino ad oggi nessuno di loro aveva avanzato alcuna protesta né formale né informale.

Di cosa stiamo parlando allora? Ancora una volta dietro a questa operazione sembra che ci sia la ONG Breaking the Silence, già nota per altre denunce inconsistenti su supposti abusi da parte del IDF. Anche se in realtà la ONG in questione si è ben guardata dallo sbandierare la sua “regia” dopo che in Israele questa lettera è stata fortemente criticata un po’ da tutti, persino dalle sinistre israeliane notoriamente non proprio a favore di quello che riguarda l’IDF. Un post che sembrava una rivendicazione era apparso sulla loro pagina Facebook ma è stato prontamente eliminato dalla bacheca. Il loro sito web non sembra essere raggiungibile (almeno nel momento in cui scriviamo).

Rimane il fatto che da una lettera attribuita in maniera del tutto arbitraria e scorretta ad appartenenti ad una delle più prestigiose unità d’elite della intelligence israeliana, si è creato un polverone dove i soliti noti ci hanno più che sguazzato arrivando persino a paragonare l’Unità 8200 alla Stasi. Torna alla ribalta la politica della denigrazione laddove Israele non è vulnerabile con argomenti concreti. Una brutta pagina anche per la stampa che, come sempre, prende per oro colato qualsiasi cosa che metta in cattiva luce Israele.

Scritto da Sarah F.

rightsreporter.org

 

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