Attraverso un microchip impiantato nel bulbo oculare una società israeliana promette di risolvere i problemi di milioni di persone. La ricarica? Attraverso un paio di occhiali
di Luca Barbieri

Corriere della Sera 18.9.2014

Si pensa spesso ad Israele come startup nation digitale. Invece basta entrare negli uffici della Rainbow Medical, una sorta di incubatore biotech che sorge nel distretto innovativo di Tel Aviv e raccoglie poderosi investimenti da tutto il mondo per capire come il governo e gli operatori israeliani stiano indirizzando i propri sforzi anche in altri settori.

Ricostruire la vista
Il prodotto più strabiliante che sta nascendo negli uffici della Reinbow medical è una retina artificiale e miniaturizzata in grado di ridare la vista a chi l’ha persa in seguito a retinopatia. Il prodotto sarà sul mercato solo nel 2017 ma nei laboratori della «Nano Retina» si sta già lavorando sui prototipi. «A differenza dell’unico prodotto già presente sul mercato – spiega Ra’anan Gefen – la nostre retina artificiale viene impiantata nel bulbo oculare con un’operazione di trenta minuti. Come una classica operazione alla cataratta. Il chip impiantato ha tutte le funzionalità della retina: traduce la luce in stimoli neuronale trasmettendo informazioni al cervello». Per ricaricare il microchip il paziente dovrà semplicemente indossare degli occhiali, simili ai Google Glass, che alimenteranno il «computer» sparando nell’occhio un raggio laser.

Le dimensioni del microchip che viene impiantato nel bulbo oculare
Biocompatibile e low-power
L’effetto – che ora viene testato sui maiali – non è quello di ridare completamente la vista ma di ricreare almeno le forme e i contorni degli oggetti attorno a noi. «Giusto per intenderci – spiega Gefen – chi userà nano-retina non potrà certo guidare, ma potrà muoversi autonomamente in casa». A beneficiare di questo prodotto – applicabile a determinati tipi di retinopatie – secondo le stime di Nano Retina saranno circa 6milioni di persone. Il chip impiantato nell’occhio è, a tutti gli effetti, un micro-computer. Quindi, come si alimenta? Il paziente dovrà indossare degli speciali occhiali che spareranno un laser nell’occhio. «Il chip è ultra low power: consuma un decimo di un cellulare in stand-by. Le cellule fotovoltaiche al suo interno raccolgono l’energia e la erogano quando gli occhiali – di notte – vengono messi a ricaricare». Incapsulata in vetro, la nano-retina sarà completamente biocompatible. L’obiettivo commerciale di Nano Retina è quello di entrare nei listini di tutte le assicurazioni mediche del mondo. In Italia – assicurano – ci sono già contatti con l’ospedale della Versilia come possibile centro di impianto.

Affix Medical
Nella porta accanto a Nano Retina, all’interno di Rainbow Medical, si trova Affix Medical. Uno dei fondatori é Stefano Benussi, cardiochirurgo del San Raffaele , assieme a Francesco Maisano e Yossi Gross. Ciò che studia Affix Medical è uno strumento da utilizzare negli interventi per la fibrillazione atriale e la tachicardia ventricolare. Patologie che colpiscono milioni di persone del mondo. Attraverso gli ultrasuoni e una sorta di «palloncino» di Co2 che isola i tessuti da operare, lo strumento di Affix permette interventi veloci che evitano danni ai tessuti circostanti. Il tutto iniettando gas nel cuore. Detto così potrebbe fare impressione, ma – assicurano – si tratta di una tecnologia supersicura.

INNOVAZIONE

Si pensa spesso ad Israele come startup nation digitale. Invece basta entrare negli uffici della Rainbow Medical, una sorta di incubatore biotech che sorge nel distretto innovativo di Tel Aviv e raccoglie poderosi investimenti da tutto il mondo per capire come il governo e gli operatori israeliani stiano indirizzando i propri sforzi anche in altri settori.
Ricostruire la vista
Il prodotto più strabiliante che sta nascendo negli uffici della Reinbow medical è una retina artificiale e miniaturizzata in grado di ridare la vista a chi l’ha persa in seguito a retinopatia. Il prodotto sarà sul mercato solo nel 2017 ma nei laboratori della «Nano Retina» si sta già lavorando sui prototipi. «A differenza dell’unico prodotto già presente sul mercato – spiega Ra’anan Gefen – la nostre retina artificiale viene impiantata nel bulbo oculare con un’operazione di trenta minuti. Come una classica operazione alla cataratta. Il chip impiantato ha tutte le funzionalità della retina: traduce la luce in stimoli neuronale trasmettendo informazioni al cervello». Per ricaricare il microchip il paziente dovrà semplicemente indossare degli occhiali, simili ai Google Glass, che alimenteranno il «computer» sparando nell’occhio un raggio laser.
Le dimensioni del microchip che viene impiantato nel bulbo oculare
Le dimensioni del microchip che viene impiantato nel bulbo oculare

Biocompatibile e low-power
L’effetto – che ora viene testato sui maiali – non è quello di ridare completamente la vista ma di ricreare almeno le forme e i contorni degli oggetti attorno a noi. «Giusto per intenderci – spiega Gefen – chi userà nano-retina non potrà certo guidare, ma potrà muoversi autonomamente in casa». A beneficiare di questo prodotto – applicabile a determinati tipi di retinopatie – secondo le stime di Nano Retina saranno circa 6milioni di persone. Il chip impiantato nell’occhio è, a tutti gli effetti, un micro-computer. Quindi, come si alimenta? Il paziente dovrà indossare degli speciali occhiali che spareranno un laser nell’occhio. «Il chip è ultra low power: consuma un decimo di un cellulare in stand-by. Le cellule fotovoltaiche al suo interno raccolgono l’energia e la erogano quando gli occhiali – di notte – vengono messi a ricaricare». Incapsulata in vetro, la nano-retina sarà completamente biocompatible. L’obiettivo commerciale di Nano Retina è quello di entrare nei listini di tutte le assicurazioni mediche del mondo. In Italia – assicurano – ci sono già contatti con l’ospedale della Versilia come possibile centro di impianto.

 

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