DA giovanniciri.blogspot.it
giovedì 30 ottobre 2014

Segnalato da Barbara Mella ilblogdibarbara.wordpress.com

GIANNI FATTIMO: Salve o nobile Socrate!
SOCRATE: O carissimo Gianni, che piacere vederti! Mi sembri assai contento. Un sorriso di soddisfazione è stampato sul tuo volto intelligente.
F. Beh, si, ho appena terminato un pubblico dibattito e ho messo in chiara difficoltà il mio nemico.
S. Nemico? Ma, nei dibattiti non ci sono nemici. Si discute per cercare, insieme, la verità che è sempre una, la stessa per tutti; e tutti siamo felici quando ci avviciniamo al vero.
F. Sai, il mio era un dibattito su un argomento particolare, che divide fra amici e nemici, inevitabilmente.
S. Davvero? E di cosa si trattava?
F. Dello stato di Israele e della sua politica aggressiva, criminale.
S. Politica aggressiva, criminale? Da parte di uno stato non più grande della Lombardia? Circondato da stati enormi, popolatissimi?
F. O Socrate, cosa contano le dimensioni? Israele è armato fino ai denti, grazie all’appoggio degli imperialisti americani. Forte di questo appoggio da decenni mette in atto una politica di aggressione e massacri. E’ sotto gli occhi di tutti.

S. Ma non erano gli attivisti di Hammas a far piovere ogni giorno su Israele un sacco di missili?
F. O Socrate, che delusione! Parli come il mio nemico di oggi! Un grande filosofo come te!
S. Sei tu il grande filosofo nobile Fattimo. Io sono solo un uomo ignorante che cerca la verità…
F. Comunque, i missili di cui tu parli sono armi giocattolo, che non uccidono nessuno.
S. Strano però, per neutralizzare queste armi giocattolo Israele si è dovuto dotare di un costosissimo sistema anti missile.
F. Con l’aiuto dei suoi complici, gli imperialisti americani, come io dicevo.
S. Non era questo l’oggetto del contendere…
F. Smettila coi dettagli, o Socrate. Prova a confrontare il numero dei morti palestinesi ed israeliani e non potrai che convenire con me.
S. Fammi capire. Gli israeliani sono aggressori e criminali perché riescono a neutralizzare gli attacchi di Hammas, mentre i palestinesi sono delle vittime perché non riescono a neutralizzare la risposta israeliana?
F. I palestinesi sono vittime perché i loro morti si contano a migliaia, gli Israeliani aggressori perché solo pochissimi di loro cadono.
S. Dunque chi ha la peggio ha, per definizione, ragione?
F. Ha ragione chi viene massacrato da nemici più potenti. E’ una cosa che tutti possono capire o Socrate.
S. Forse, però a me non risulta del tutto chiara. Mi permetti qualche domanda, per chiarirmi le idee?
F. E come no?
S. Allora dimmi, o uomo eccellente, tu sei abile nel combattimento?
F. Non credo, sono avanti negli anni…
S. Beh, se per questo anche io. Però, poniamo che tu sia un eccellente lottatore, giovane e forte. Un giorno quattro giovinastri israeliani, imbestialiti per le cose che scrivi e che loro, da perfetti nazisti, giudicano oscene, ti aggrediscono sotto cosa. Sono armati, vorrebbero ucciderti. Anche tu però sei armato e ti difendi egregiamente. Ne mandi uno al cimitero e tre all’ospedale; quanto a te, te la cavi con poche ferite superficiali. Dimmi, chi è in questo caso il brutale aggressore, tu o i quattro giovinastri?
F. I quattro giovinastri, sembrerebbe.
S. E non ti pare che ciò che si può dire dei singoli valga anche per gli stati?
F. Stai barando o Socrate! Mi deludi sempre più!
S. La cosa mi spiace moltissimo, nobile amico, ma, perché starei barando?
F. Dimentichi la cosa più importante! Gli Israeliani sono armati sino ai denti mentre i poveri palestinesi dispongono solo di armi giocattolo. Qui non si tratta di una scazzottata con dei giovinastri ma della politica di uno stato, politica criminale, genocida.
S. Quindi tu dici che se uno stato ben armato si scontra con uno male armato quello male armato ha ragione, a priori, indipendentemente dagli atti che compie?
F. Basta coi sofismi! Io affermo che chi bombarda con aerei sofisticatissimi ed attacca con possenti carri armati un povero popolo armato di armi giocattolo è un nazista che sta compiendo un genocidio, chiaro?
S. Non ti scaldare caro Gianni, stiamo solo discutendo, pacatamente. Dimmi piuttosto: se sono armati solo di inoffensive armi giocattolo perché mai i militanti di Hammas attaccano Israele?
F. Cosa vuoi dire? Non ti seguo.
S. Come giudicheresti un ometto di quaranta chili che cerca di colpire con i suoi inoffensivi pugnetti il campione del mondo dei pesi massimi?
F. Lo giudicherei un folle
S. Magari con pulsioni suicide?
F. Forse…
S. E allora, perché mai i poveri, inoffensivi, palestinesi di Hammas, armati solo di armi giocattolo, attaccano un nemico tanto potente come Israele? Perché lanciano i loro miseri razzi contro questo gigante potentissimo, alleato di un altro gigante, ancora più potente? E perché mai lo fanno, se sanno che i criminali israeliani si vendicheranno colpendo senza ritegno innocenti civili? C’è chi dice che la loro è una cultura di morte, che cercano il martirio e son disposti a morire a migliaia pur di uccidere un solo israeliano. Altri dicono che sono ben lieti di avere tante perdite, perché, non potendo vincere sul piano militare, cercano di vincere su quello della propaganda, e piazzano volutamente rampe di missili giocattolo nelle vicinanze di scuole ed ospedali.
F. Menzogne, pure invenzioni della propaganda imperialista e sionista! In realtà i poveri palestinesi sono costretti ad una lotta tanto impari perché questo è l’unico modo che hanno di ribellarsi contro i nazisti israeliani che li tengono in schiavitù.
S. Fammi capire. Tu dici che gli Israeliani tengono in una condizione di schiavitù i palestinesi e questi, per cercare di uscire da una situazione tanto tragica, sono costretti ad accettare uno scontro impari, e a morire eroicamente. Questo tu dici?
F. Si, questo dico.
S. Chissà, può essere che tu abbia ragione…
F. Finalmente rinsavisci o Socrate! Iniziavo a pensare che anche tu fossi diventato schiavo della propaganda sionista!
S. Però… ho qualche dubbio, cerca di chiarirmi un po’ le idee, nobile amico.
F. Altri dubbi? Strano, mi sembravi rinsavito. Comunque sarò ben lieto di chiarirti le idee.
S. Dimmi allora, o eccelso filosofo. Esisteva in America la schiavitù fino alla guerra di secessione?
F. Che domande, si.
S. Infatti, ed in molti paesi mussulmani la schiavitù è esistita fino alla metà dello scorso secolo, e c’è chi dice che in molti di quei paesi le donne siano di fatto, ancora oggi, schiave…
F. Basta con la propaganda o Socrate!
S. Non mi sembra propaganda, comunque… dimmi, è mai successo che un proprietario di schiavi abbia abbandonato la sua tenuta ed abbia lasciato i campi e la casa e le stalle con cavalli e buoi, e le galline ed i maiali ai suo schiavi?
F. Che io sappia no.
S. E se lo avesse fatto li si dovrebbe considerare ancora schiavi?
F. Mi sembrerebbe di no
S. E, hai mai saputo di schiavi che hanno un loro territorio e da quello lanciano razzi, contro le terre dei loro padroni?
F. Non ricordo un simile fatto.
S. E di schiavi che, nelle terre dei padroni, hanno loro chiese, loro partiti politici, loro giornali?
F. No, neppure questo ricordo.
S. E di padroni che non possono entrare in casa degli schiavi?
F. No, non mi pare sia mai successo nulla di simile
S. Ti sbagli nobile Fattimo. Questo succede a Gaza e in Cisgiordania ed in Israele.
F. Che dici mai o Socrate?
S. I palestinesi sono tenuti in schiavitù dagli Israeliani, dici. Però in Israele ci sono partiti Arabi, e deputati filo palestinesi siedono in parlamento. A suo tempo i padroni israeliani hanno abbandonato Gaza lasciandola ai loro schiavi palestinesi. E gli schiavi palestinesi amministrano anche una parte rilevante della Cisgiordania. Oggi da Gaza gli schiavi palestinesi bombardano i padroni israeliani. Ed a Gaza non c’è una sinagoga in cui i padroni possano pregare, mentre in Israele quasi duecento moschee sono a disposizione degli schiavi per le loro preghiere. E se qualcuno a Gaza, e forse anche nelle zone della Cisgordania controllate dai palestinesi, viene sospettato di essere amico dei padroni israeliani viene linciato dagli schiavi palestinesi. Si tratta di uno strano tipo di schiavi e di padroni, non ti pare?
F. O Socrate, confondi le carte in tavola e per farlo ti appiccichi alle parole, le interpreti in senso letterale…
S. Beh, le parole hanno un senso e schiavo vuol dire schiavo, tu hai usato questa parola…
F. In senso lato, metaforico e tu subito ti ci aggrappi perché sei a corto di argomenti. Io intendevo dire che i palestinesi sono oppressi, discriminati dagli israeliani, come lo erano i neri nel sud Africa razzista.
S. Quindi non di schiavitù ma di discriminazione si tratta.
F. Così è.
S. Benissimo. Mi permetti di farti qualche piccola domanda, così, per capirci meglio?
F. Permetto.
S. Dimmi allora, o sapiente. Cosa intendi tu per discriminazione?
F. Intendo il trattamento non paritario riservato ad individui o gruppi. I palestinesi ad esempio vengono costretti a vivere dietro ad un orribile muro, i loro movimenti sono limitati. Cosa si può pensare di più discriminante?
S. Se permetti del muro parleremo fra un attimo. Intanto devo dire che la tua definizione mi trova concorde. Si discrimina quando si trattano individui e gruppi in maniera non paritaria, quando ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B.
F. Benissimo, vedo che alla fine sei costretto a concordare con me.
S. Mah… non saprei. Dimmi o Fattimo, se per professare la mia fede io dovessi pagare una tassa mentre chi professa una fede diversa non ha simile obbligo, saremmo di fronte ad una discriminazione?
F. Non mi risulta che questo avvenga a Gaza.
S. E’ avvenuto ed avviene in parti del mondo islamico, ma, lasciamo perdere. Non avviene a Gaza, dici, ma a Gaza è possibile costruire sinagoghe?
F. Mi pare di no.
S. Ed in Israele ci sono moschee?
F. Sembra di si
S. Sembrerebbe allora che siano i palestinesi a discriminare…
F. Propaganda, sofismi!!
S. Tralasciamo. Dimmi ora, a Gaza è possibile far propaganda filo israeliana?
F Ci mancherebbe altro.
S. Ed in Israele è consentita la propaganda filo palestinese?
F. Forse…
S. Di nuovo sono gli israeliani a non discriminare, ed i palestinesi a farlo…
F. Propaganda, sofismi!!
S. Tralasciamo. Dimmi ora, cosa succede a Gaza ad un apostata?
F. Forse rischia qualcosa
S. Si, forse, e, ad un omosessuale?
F. Beh, forse non se la vede bella…
S. Si, forse. E, ad una adultera?
F. Avrebbe dei problemi…
S. Si, probabilmente. Dimmi ora, rischiano qualcosa in Israele adultere, omosessuali e apostati?
F. Non mi pare…
S. E non rischia neppure chi è amico dei palestinesi e fa propaganda filo palestinese?
F. Non saprei.
S. Mettiamola così allora. Rischia di più un amico di Israele a Gaza o un amico dei palestinesi in Israele?
F. Non so… però… forse un amico di Israele a Gaza.
S. Allora, chi fa discriminazioni? Chi tratta l’altro in maniera non paritaria? I palestinesi o gli israeliani?
F. Basta o Socrate! Tu mistifichi, cambi le carte in tavola! Fai girare i concetti come trottole! I palestinesi sono discriminati perché sono segregati, costretti a vivere dietro ad un muro. Possibile che un simile orrore non susciti la tua indignazione?
S. Non ti agitare nobile amico. Ti vedo fremente e rosso in volto. Ma, noi stiamo solo discutendo, cerchiamo, insieme, la verità, quale che essa sia.
F. E nessuno può negare il dramma di un popolo costretto a vivere dietro ad un muro.
S. Dimmi, o Fattimo, perché a tuo parere si costruiscono i muri?
F. Che domande, o Socrate. Sembra quasi che tu dimentichi che stai parlando con un intellettuale, un filosofo.
S. Non lo dimentico affatto. Conosco la formidabile potenza del tuo ingegno, e per questo voglio, con te, approfondire le cose. Dimmi dunque, perché si costruiscono i muri?
F. E sia! Per delimitare degli spazi.
S. Ed anche per ripararli, difenderli, dai venti ad esempio, o dagli attacchi di animali selvaggi?
F. Si, anche per questo.
S. Ed anche per difendere certi territori da incursioni di individui o popoli nemici?
F. Si, anche per questo.
S. Ed è vero o falso che prima della costruzione del muro moltissimi palestinesi si sono fatti esplodere in autobu, pizzerie, asili e discoteche?
F. Si, pare che simili episodi siano avvenuti.
S. Non si potrebbe allora definire il muro una semplicissima opera difensiva?
F. No, assolutamente, perché gli attentati dei palestinesi erano solo una comprensibile reazione agli atti discriminatori di Israele.
S. Ma, abbiamo visto che sono semmai i palestinesi a compiere atti di discriminazione, mi riferisco agli apostati ammazzati, alle presunte spie israeliane linciate a Gaza, e a tante altre simili atrocità…
F. Ma no! Lo ripeto, il massimo atto di discriminazione è stato quello di costruire il muro! Dopo un simile gesto anche gli attentati si spiegano!
S. Quindi sarebbe stato il muro la causa degli attentati?
F. E’ così.
S. Ma il muro è stato costruito dopo numerosi attentati, questo non puoi negarlo.
F. Attentati causati dalla discriminazione!
S. Ma è il muro il principale atto discriminatorio, tu lo hai detto. Quindi il muro, costruito dopo gli attentati, sarebbe la causa degli attentati stessi, non ti sembra di invertire l’ordine fra la causa e l’effetto, o sapientissimo amico?
F. Basta o Socrate! I tuoi giri di parole, i tuoi sofismi mi fanno girare la testa!
S. O no amico carissimo! Una testa potente come la tua deve essere preservata da ogni dolore!
F. Comunque nessun sofisma può cancellare la verità. E la verità è che a Gaza è in corso un genocidio. Dilettati pure Socrate con i muri e le discriminazioni e la schiavitù. Le cose non cambiano.
S Veramente sei tu che hai iniziato accusando gli israeliani di schiavismo, e poi di discriminazione e poi della più grave azione discriminatoria: la costruzione del muro. Io mi sono limitato a discutere, con te, queste tue accuse.
F. E ti sei dimenticato la cosa più grave di tutte: il genocidio in corso a Gaza.
S. A Gaza è in corso un genocidio?
F. Si, è così! Oltre duemila morti non sono forse un genocidio?
S. Veramente, negli attentati dell’undici settembre ci sono state oltre tremila vittime, e nessuno, neppure il governo americano, ha parlato di genocidio.
F. Paragoni assurdi, improponibili, indegni di un filosofo.
S. Lasciamo perdere. Dimmi o Fattimo, sbaglio o tu hai detto che gli israeliani sono potentissimi?
F. Certo, e lo ribadisco.
S. Hanno armi micidiali?
F. Si.
S. E vogliono usarle per massacrare quanti più palestinesi è possibile?
F. Si.
S. Ed è vero che Gaza è molto popolosa?
F. Si, il che rende più facile il compito dei boia israeliani.
S. Ma, non ti sembra che se davvero gli Israeliani volessero uccidere il più palestinesi possibile ne avrebbero uccisi, in oltre un mese di raid, ben più di duemila?
F. Non saprei…
S. Nella seconda guerra mondiale il bombardamento su Dresda causò, in una sola notte, dalle venticinquemila alle cinquantamila vittime, e le armi che si usavano nel 1945 erano assai meno distruttive di quelle che si usano oggi.
F. Così pare.
S. Nessuno ha mai parlato di genocidio riferendosi al bombardamento di Dresda, e neppure a quello di Tokio, e neppure ai due bombardamenti atomici subiti dal Giappone. Furono atti moralmente molto discutibili ma non dei genocidi. Mi spieghi allora perché dovremmo considerare genocidio le duemila vittime causate in oltre un mese di combattimenti a Gaza?
F Scusa, dove vuoi arrivare? Ti metti a fare la contabilità sui cadaveri?
S. Mi sembra che se davvero gli israeliani fossero intenzionati a compier un genocidio ci sarebbero decine, forse centinaia di migliaia di palestinesi morti, non duemila.
F. Ma che discorsi! Israele teme la condanna della opinione pubblica democratica di tutto il mondo e le reazioni della comunità internazionale. Per questo compie il genocidio dei palestinesi a piccoli passi.
S. Interessante questo concetto di genocidio a piccoli passi! Comunque, tu dici che Israele non fa maggiori massacri per timore delle reazioni dell’opinione pubblica democratica e della comunità internazionale?
F. Si, questo dico.
S. Ma, non ti sembra che ognuno tema le reazioni negative di coloro a cui si sente vicino?
F. Non ti seguo.
S. Ai militanti di Al Qaeda interessavano le reazioni della pubblica opinione democratica e della comunità internazionale quando hanno fatto crollare le torri gemelle?
F. Non saprei… forse no.
S. Ed ai militanti dell’Isis importano qualcosa le reazioni ai filmati degli sgozzamenti di occidentali?
F. Sembra di no.
S. Ed i militanti di Boko Aran sono interessati alle reazioni della comunità internazionale e della pubblica opinione democratica quando rapiscono le donne e le spediscono negli Harem o le fucilano se non si convertono? O quando crocifiggono cristiani?
F. Forse no…
S. Potremmo dire che è interessato alla pubblica opinione democratica chi ne condivide i valori e teme le reazioni della comunità internazionale chi è e ne vuole restare membro?
F. Forse potremmo dirlo.
S. E fra le regole della comunità internazionale è contemplato il “diritto” a commettere genocidi?
F. Certo che no.
S. E il genocidio è un valore per la pubblica opinione democratica?
F, Certo che no.
S. Quindi, Israele, che è membro della comunità internazionale e condivide i valori della pubblica opinione democratica, non può volere commettere un genocidio. Ed infatti non ne commette alcuno, a meno di identificare con atto di genocidio l’uccisione di nemici in battaglia, con gli inevitabili, tristissimi effetti collaterali sui civili.
F. Ma no! Israele teme un intervento contro di lui della comunità internazionale, ha paura delle conseguenze, ecco perché non ammazza centinaia di migliaia di palestinesi!
S. Quindi, di fatto, non compie alcun genocidio.
F. Compie dei microgenocidi…
S. Nuovo interessante concetto. Peccato che Hitler, Stalin e Pol Pot non lo conoscessero…
F. Hai poco da ironizzare! Israele teme l’intervento militare della comunità internazionale. Israele è uno stato canaglia, teme solo la forza militare. Solo questo frena la sua mano omicida! Altro che pubblica opinione democratica, i sionisti temono le armi!
S. Interessante la tua tesi. Però, dimmi, quali armi Israele teme? Forse quelle delle “brigate internazionali” che tu vorresti formare? Lo ho letto in una tua intervista.
F. Magari si formassero queste brigate! Però, per ora non credo che Israele le tema. Purtroppo.
S. Allora teme l’intervento degli stati. Quali? La Russia? Putin potrebbe far la guerra ad israele?
F. Non credo, ha le sue gatte da pelare in Ucraina.
S. L’Unione europea?
F. Ma no!
S E ce la vedi la Cina che dichiara guerra ad Israele?
F. Non molto
S. Non restano che gli USA, per esclusione. Gli israeliani temono gli Usa. Forse addirittura un loro intervento altrimenti, quanto meno, il blocco degli aiuti militari ed economici. Sarebbero gli Stati Uniti a bloccare la politica genocida dei nazisti israeliani, ad impedir loro di uccidere due, trecentomila palestinesi, è così?
F. Si, forse si.
S. Ma, all’inizio del nostro dialogo non avevi detto che gli israeliani possono mettere in atto la loro politica di massacro grazie all’appoggio degli imperialisti americani?
F. Si, mi sembra di si.
S. Ed ora ipotizzi che i briganti americani mettano paura ai loro complici, i briganti israeliani?
F. Non saprei…
S. Quindi gli americani rendono nel contempo possibile ed impossibile il genocidio dei palestinesi, così stanno le cose?
F. Basta Socrate, la testa mi scoppia! Ti lascio.
S. No, non te ne andare! E’ assai piacevole discutere con un filosofo del tuo calibro.
F. Addio Socrate.

 

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