Testata: Bollettino della Comunità ebraica di Milano
Data: 11 marzo 2016
Pagina: 7
Autore: Ugo Volli

Riprendiamo dal BOLLETTINO della Comunità ebraica di Milano, marzo 2016, a pag.7, con il titolo ” Chi ha scritto la Torah?”, il commento di Ugo Volli.

Una delle parole più abusate/scontate nel linguaggio comune è “Bibbia”. Ma quanti l’hanno letta ? Queste riflessioni di Ugo Volli possono invogliare alla lettura.

Sotto: la copertina dell’edizione Giuntina.

Chi ha scritto la Torah? Secondo uno dei principi di fede di Maimonide, la Torah viene “dal cielo” e l’autore è Mosè. Vi sono delle difficoltà testuali a questa risposta, per esempio il racconto della morte stessa di Mosè o dettagli del testo che sembrano alludere a un tempo più tardo: obiezioni a cui il midrash dà risposte suggestive. E vi sono perplessità da parte di grandi maestri come Ibn ‘Ezra.
D’altro canto nei libri delle Cronache e dei Re si parla per almeno due volte del fatto che la Torah sarebbe stata dimenticata e “ritrovata”, ai tempi di Giosia e poi di Esra.
A partire da Spinoza si è sviluppata uno studio scettico sulla storia delle nostre Scritture, che è culminato a metà dell”800 nella teoria “documentaria” di Wellhausen: la Torah sarebbe il montaggio di quattro diversi “documenti”, scritti in periodi diversi, dall’epoca di Davide a quella dell’esilio babilonese, e unificati dopo l’esilio da un “redattore”.
Una introduzione interessante e facile alle ragioni dell’Ipotesi Documentaria è il libro di Richard Friedman, Chi ha scritto la Bibbia?. La risposta più accessibile dal punto di vista ebraico è forse ancora un libro del rabbino fiorentino Umberto Cassuto, che purtroppo si può leggere solo in inglese (The Documentary Hypothesis, pubblicato da Shalem Press). Il dibattito su questi temi è accesissimo da centocinquant’anni, coinvolgendo oltre agli ambienti protestanti anche molti studiosi ebrei.

L’ultima tendenza è quella di abbassare moltissimo l’epoca di composizione del testo. E’ il caso di uno dei pochi libri su questo argomento tradotti in italiano, “E il Signore parlò a Mosè “di Michael L. Satlow, pubblicato da Bollati Boringhieri, un testo facile e affascinante, per nulla accademico, che non ha paura di sfidare le idee comuni e anche il buon senso.
La Torah come la conosciamo noi sarebbe per Stalow stata prodotta in periodo romano, quasi contemporaneamente alla traduzione greca dei Settanta, per imitazione della filosofia greca, sulla base di testi precedenti composti dagli scribi nei due secoli precedenti come “esercitazioni accademiche”; i più interessati alla Torah sarebbero stati i sadducei, mentre i farisei sarebbero stata la “vecchia aristocrazia” conservatrice.
Per molto tempo ancora la Torah avrebbe avuto soprattutto una funzione oracolare e non legale, e così via. Non è possibile discutere qui queste idee, anche perché presentate in forma narrativa e dogmatica, senza un apparato dimostrativo. Provocazioni che possono affascinare, ma lasciano perplessi.

 

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