Lo scorso gennaio, Zvi Ammar aveva preso la decisione di consigliare agli ebrei di Marsiglia di non indossare più la kippah. Troppi episodi di antisemitismo che hanno gettato nella paura i 70 mila ebrei, un decimo della popolazione di Marsiglia. Per questo, da presidente del Concistoro israelita, Zvi Ammar aveva suggerito ai suoi fratelli di nascondersi. Adesso Ammar ha deciso di abbandonare una storica sinagoga in città e farne una moschea.

La sinagoga Or Torah, “la luce della Torah”, diventerà un luogo di culto islamico. Il compromesso di vendita firmato dalla comunità ebraica e dall’associazione musulmana Al Badr sarà a breve operativo. 400 mila euro è il prezzo di vendita. La sinagoga è vuota da anni, complici gli attacchi in città e la fuga degli ebrei, mentre la vicina moschea gestita dal collettivo Al Badr non sapeva più come gestire il sovraffollamento del venerdì, con i fedeli costretti a pregare in strada. L’islam entra e l’ebraismo esce. Un quarto degli abitanti della città è già musulmano.

Un anno fa, il presidente del Consiglio del culto musulmano francese, Dalil Boubakeur, aveva proposto di trasformare in moschee le chiese vuote. E’ la prima volta che accade a un luogo di culto ebraico. A giustificare la decisione, Zvi Ammar parla di “movimento naturale demografico”. Più ambigua la dichiarazione di Moussa Koité, capo della moschea Bilal, vicino la sinagoga: “E’ nel nostro subconscio che ebrei e musulmani sono nemici eterni, a causa del contesto israelo-palestinese. Ma dove sta scritto che ebrei e musulmani non possono fare affari? Lo fanno fin dai tempi del Profeta! Non è un problema per i musulmani, soprattutto se si considera il deficit di moschee”. I musulmani a Marsiglia hanno già 73 luoghi di culto, dieci soltanto in centro. Marsiglia è stata un polo di attrazione, fin dagli anni Sessanta, dell’immigrazione nordafricana. “La porta dell’islam in Europa”, la definì lo sceicco Bachir Danmani.

Capitava, ad esempio, che gli ebrei si recassero alla sinagoga di Or Torah a gruppi di dieci o quindici, per meglio difendersi. Cinquecento ebrei se ne sono già andati da Marsiglia nel 2015. Su Libération tesse le lodi della conversione il direttore Laurent Joffrin: “Sembra che la comunità ebraica di Marsiglia sia più saggia della destra”. “La storia ci insegna che queste trasformazioni sono raramente innocenti”, ha detto invece Bertrand Dutheil de La Rochère, uno dei consiglieri di Marine Le Pen, mettendo a confronto la storia della sinagoga e quella della chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli (oggi Istanbul), che divenne moschea nel 1453 dopo la presa degli Ottomani.

Parla il capo della comunità ebraica

Marsiglia è stata definita “la prima città islamica d’Europa”. Perché lo diventerà nel giro di un due, tre generazioni. E’ in progetto anche una Grande Moschea, che accoglierà 2.500 persone, convocate alla preghiera ogni venerdì da un minareto di 25 metri. Previsto anche un fascio di luce verso il cielo. “Cosa dovevamo fare?”, dice al Foglio Zvi Ammar, leader della comunità ebraica. “La sicurezza ha spinto gli ebrei ad abbandonare la città. Quella sinagoga era vuota, non potevamo più vivere e pregare in un’area a maggioranza musulmana. Migliaia di sinagoghe nel mondo arabo-islamico, dalla Libia al Marocco, dall’Iraq alla Tunisia, sono state trasformate in moschee. Sa qual è l’unica differenza con quanto accade in Francia? Che qui non possono espropriare una sinagoga, devono pagare”.

Giulio Meotti, Il Foglio, 03/05/2016

 

 

 

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